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religione alle povere bisogne municipali e, come dicesi, alle questioni di campanile.

Non solamente indipendenza va in fascio, ma dignità papale scápita nella unione dei poteri, i quali tallirebbero rigogliosi ove fossero separati. Triste necessità di governo costringelo a por mano ove insozzala. E non è laida cosa che il bargello staggisca magione e possessi in nome del Padre-santo? Che giudici dannino malfattori in nome del Capo della Chiesa? Che il carnefice mozzi il capo in nome del Vicario di Gesù Cristo? Non vi suonano disarmonici all’orecchio i due vocaboli: Lotteria Pontificia? E che cosa pensano i centrentanove milioni di ortodossi sapendo che il loro capo spirituale, per lo ministerio del prelato ministro della Finanza, è satisfatto del progresso del vizio, il Lotto avendo fatto ingordi guadagni?

Ai sudditi papalini coteste mostruosità le son bisciole, tanto vi han fatto il callo: ma un povero straniero, un cattolico, una sola unità di fra que’ centrentanove milioni ne rimane smemorato, ed insieme inuzzolito di assumere la difesa della indipendenza e dignità della Chiesa. E gli abitanti di Bologna o Viterbo, di Terracina od Ancona prendono maggior cura degli interessi nazionali che non dei religiosi, parte perchè non sono ortodossi cimati e bagnati quali vorrebbeli il signor Thiers; parte perché il governo della cherisia è giunto a far loro venire in uggia il cielo. Cattolici mediocri, ma cittadini ec-