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zati di esercirla, ne adduce a spaventevoli risultamenti. Un anno di siccità può tornarci fatale. Dal 1854 al 1855 abbiamo scapitato dal 20 al 40 per centinaio sul totale del bestiame: dal 1856 al 1857 la perdita è stata dal 17 al 25!»

Un difensore del sistema pontificio si offeri di provarmi, con cifre alla mano, che tutto andava per lo migliore, anche nelle proprietà ecclesiastiche. «Abbiam buone ragioni (dissemi) per dare la preferenza al pascolo sopra l’aratura. Eccovi una terra di 100 rubbia1. Se il proprietario si ficcasse in capo di porle a coltura da sè, e seminarle a grano, l’aratura, i lavori di zappa, la raccolta, la trebbiatura ed il recare in magazzino le derrate esigerebbero 13,550 giornate d’operai. Il prezzo dei salarii e delle semenze; il nutrimento dei cavalli e de’ buoi; l’interesse del capitale rappresentato dal bestiame; le spese di sopravveglianza; la conservazione degli utensili, ecc. ecc., forma un totale di 8,000 scudi, 80 per rubbio. La terra rende sette sementi per anno. Avete impiegato 100 rubbia di semenza 2, che ve ne darà 700. Il prezzo medio del rubbio di grano è 50 scudi: dunque la ricolta che avete in magazzino vale 7,000 scudi, e vi è costata 8,000! Dunque voi gettate 1,000 scudi, ossia 5,350 franchi, ponendovi in capo di

  1. Il rubbio, misura di terreno, eguaglia un ettara ed 84 are. Cento rubbia sono dunque 184 ettari.
  2. Il rubbio, misura di capacità, è la quantità di grani necessarii per seminare un rubbio di terreno. Equivale a 217 chilogrammi di grano.