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del tutto isteriliti. I frati pero hanno antecedentemente preso loro risoluzione; e quello che hanno in cima dei pensieri si è, che buoni terreni destinati a pascolo pel bestiame non iscadono della propria fertilità.

«Io pertanto raccolgo poco frumento, che i santi frati mi divietano maggior quantità; coltivo or una, ora altra parte; perchè, aver dire, nel mio podere, come in tutta la estensione dell’Agro Romano, la coltivazione è caso eccezionale; e finché l’andrà cosi, il paese non sarà sanato.

«Allevo bestiame, speculazione a volte eccellente o disastrosa, siccome vedrete. Sulla distesa della tenuta non v’è riparo di sorta per gli animali. Richiesi ai Padri, se non avrebbero edificato presepi aumentando in proporzione la paga del fitto. Il camerlingo del convento, stringendosi nelle spalle, m’ha detto: « Or che vi salta in capo? Noi siamo usufruttuarii; e per fare le migliorie che dimandate, vi rimetteremmo della rendita; ed a prò di cui? di coloro che verranno dopo noi? Gua’! Godiam del presente; l’avvenire sel prenda chi vuole, chè noi non abbiam figli da dotare.» E dicea giusto. Aggiongeva, il dabben uomo, che davami facoltà di fabbricar di mia borsa quanto fossemi in piacere, purché allo spirar del fitto i fabbricati ricadessero al convenio. A che risposi che avrei, ma che si prolungasse il fitto. Ma ricordai poi che le leggi canoniche proibiscono fittanze protratte oltre i tre anni, e la bisogna rimase costi. Ora, può ben esser