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è pel vizio indulgente, altrettanto inseverisce contro lo scandalo. Non accorda alle donne alquanta leggerezza nell’esterior condotta se non sotto la salvaguardia del marito; stendendo cosi il mantello di Jafet sopra i vizi dei Romani, affinchè le voluttà di una nazione non arrechino scandalo alle altre; e anzichè confessare il mal che esiste, lascialo libero di sé senza sorveglianza: gli Stati laici hanno l’apparenza di sanzionare la prostituzione nel sottoporla a leggi. Ma la polizia clericale non ignora che il nobile e volontario suo accecamento espone ad inevitabili pericoli la salute del popolo. Ed ella sorride di sottecchi, pensando che i fornicatori saranno puniti per dove peccarono. Ella fa suo mestiere.
Non è solo nell’interesse fiscale che i Papi conservano presso loro l’istituzione del lotto. I laici che ne governano hannola da lunga pezza abolita, perchè in uno Stato bene ordinato, ove a tutto s’aggiunge col lavoro, necessita istruire il popolo a calcolare unicamente sul lavoro. Nel regno della Chiesa, ove l’attività vi mena ad un bel nulla, il lotto riesce non pure una consolazione pel povero; ma fa parte integrante della pubblica educazione. Abitua, di vero, le genti alla credenza nei miracoli mostrando i pezzenti arricchiti dalle fatagioni. La moltiplicazione dei pani nel deserto non aveva nulla di più soprannaturale della metamorfosi dei venti baiocchi in seimila lire. Un buon terno è come un regalo di Dio, è oro piovuto