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cittadini; imperò questi edifizii a pezza non suppliscono le strade ferrate, le comunali, l’inalveamento dei fiumi, le dighe contro le innondazioni; che la fede, la speranza e la carità sono meglio invalorite od incoraggiate di quello sia la agricoltura, il commercio, l’industria; che la universal dabbenaggine ringagliardisce, e gli animi abbiosciano a danno della pubblica istruzione.

«Che la giustizia e la polizia hanno occhi di Argo per vegliare alla salute delle anime; ma si danno a veder talpe per riguardo alla salute dei corpi; che si impedisce alle genti oneste di andar perdute mercè cattive letture, frequenti bestemmie, o accostarsi e tenere il sacco ai liberali; ma non alla canaglia di pugnalare un inerme. Le proprietà non sono in miglior condizione delle persone; e assai dura cosa è null’altra speranza poter accogliere in cuore che quella di una scranna in paradiso.

« Che versano i dolorosi meglio che dieci milioni ogni anno per sagginare un esercito digiuno dell’arte militare e indisciplinato, che in quanto a coraggio e onore ciurla nel manico; cui il destino non chiama alle armi, se non sia per insozzarle di cittadino sangue; perchè triste e pestilente è, quando di necessità si ha ad esser battuti, pagare a contanti l’aguzzino e la sferza. Che per arrota denno dare ricetto a malincuore a stranieri soldati, massime agli Austriaci dal braccio pesante, nella loro qualità di Tedeschi- lurchi.