Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/145

134

E poi diranno che il Capo della Chiesa non la suo compito?

Il Capo dello Stato difende la sua corona, vi ho già conto in qual modo: nè credo abbiate ad appuntarlo di debolezza. É se Europa osasse affermare ch’ei lascia scuotere il trono in cui lo ha rimesso, noi le daremmo il catalogo degli estinti politici, de’ prigionieri di Stato ed una vaga collezione di sepolcri.

Ma crimini e delitti che gl’indigeni commettono gli uni contro gli altri non tangono, che indirettamente, il Papa e suoi cardinali. Che importa ai successori degli Apostoli che operai e campagnuoli s’accoltellino la domenica dopo i vesperi? Ne avanzeranno anche troppi per pagar le imposizioni.

Il popolo di Roma ha, da lunga pezza, contratto cattive abitudini. Usa frequente a bettola, s’acciappina appena brillo, e man mano, vuotando fiaschi, le coltellate spesseggiano come in Francia le pugna. Il volgo delle campagne imita i cittadini; regola a ghiado le questioni de’muri divisorii, la spartizione delle successioni, gli affari di famiglia. Farebbero con più senno recando i loro piati nanti: i magistrati; ma la giustizia va lenta; i processi costano caro; poi si hanno ad ungere le carrucole, il favore sorpassa il diritto; il giudice è un imbecille, un intrigante, un tanghero. Basta, il coltello tronca il nodo. Giacomo cade: ha torto; Niccolò preda, egli ha ragione. Questo breve dramma