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Perchè mai dissimulare all’Europa un ordine di cose si naturale? É forza ch’ella sappia il ben che ha fatto ricollocando un prete sul trono.
Ogni impiego che produce potenza o profitto appartiene, prima, al Papa; dipoi, al secretario di Stato, quindi ai cardinali, ultimamente ai prelati. Ciascuno, nell’ordine gerarchico, tira acqua al suo molino, e quando le parti sono fatte, gettansi alla nazione quei frustoli di potere che niuno ecclesiastico volle per sè, ed eccovi i 14,576 impiegati d’ogni sorta, massime di guardie campestri! Ne maravigliate di cotesta distribuzione, pensando in buon punto che, nel governo di Roma, il Papa è tutto, il secretario di Stato quasi-tutto, i cardinali qualche cosa, i prelati in via di divenir qualche cosa; ma la nazion laica, che ha moglie e figliuoli da nutricare, non fu, non è, non sarà mai altro che un nonnulla!
La parola prelato m’è venuta giù dalla penna, e debbo dichiararla. È titolo assai onorato in Francia, non altrettanto a Roma. Noi non abbiamo altri prelati, che arcivescovi e vescovi. Allorquando uno di cotesti uomini venerabili esce dal suo palagio in un cocchio antico, a passo lento, sappiamo, senzaché altri lo dica, che il buon uomo ha consumato tre quarti di sua vita nelle più meritorie fatiche. Egli diceva la messa in un villaggio prima d’essere curato. Ha confessato, predicato, associato i trapassati al ci-