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rienza, vi dirà in piglio melanconico: «Or che volete? ho fatto quant’ho potuto.» Che se fosse ardito, intraprendente, e da non istarsi con le mani in mano, ei vi direbbe dalla prima parola: « Ponete pure un laico nel mio posto, se volete secolarizzar qualche cosa.»
A vero dire, nel 1859, il Papà non adopererebbe si stringente discorso. Intimidito dalla protezione di Francia, sbalordito dalle doglianze unanimi de’ suoi sudditi, ridotto a concedere alcun che all’opinione pubblica, ei protesta che ha tutto secolarizzato. «Guardate attenti, ei dice; contate i miei impiegati. Ne ho 14,576 laici; esercito a pezza maggiore dei soldati. Vi han contato che gli ecclesiastici assorbivano tutti gl’impieghi: or, dove sono essi? Il signor di Rayneval, per cercar che abbia fatto, è giunto, a stento, a contarne 98, dei quali buona metà non sono preti! Uo stesso ho decretato l’ammessibilità dei laici in tutti gl’impieghi, salvo un solo. Ed a far prova di buonvolere, ho per alcun tempo tenuto ministri laici. Ho affidato la finanza ad un semplice contabile, la giustizia ad un oscuro avvocatuzzo, la guerra ad un uom d’ufficio, che aveva servito in qualità d’intendente presso parecchie Eminenze. Al presente, confessolo, non abbiamo laici al ministero, ma la legge non mi vieta di nominarne, lo che è grande consolazione per i sudditi miei. Nelle provincie ho nominato perfino tre prefetti laici sopra diciotto! Che