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a suo tatento. Impedisce ogni ravvicinamento di Pio IX co’ suoi soggetti, ed invoca i cannoni della ortodossia alla conquista di Roma. Bistratta i Francesi che fannosi sgozzar per lui; chiude le orecchie agli avvisi liberali di Napoleone III; prolunga a bella posta l’esilio del suo Signore, e compie le promesse del Motu-proprio, pensando al modo di eluderle. Alfine ritorna in Roma e, durante dieci anni, regna sopra timido vegliardo, e sopra popolo in catene, opponendo ai consigli della diplomazia e a tutte le volontà d’Europa non altro che forza di inerzia; aggruppato al potere, incurioso del futuro, abusando del presente e aumentando ogni giorno la sua fortuna... alla foggia di Sonnino.
Nel 1859 ha cinquantatré anni: s’è però conservato giovane, il corpo snello e robusto e la sanità montanina. La larghezza della fronte ed il luccicar degli occhi, il naso a becco d’aquila e tutta la sua figura ispira una cotal sorpresa. Vi è quasi un lampo d’intelligenza sul viso bruno e moresco anzi che no. Ma le pesanti mandibole, i lunghi denti, le grandi labbra esprimono i più volgari appetiti. Scorgesi di tratto un ministro innestato su di un selvaggio. Allorachè assiste il Papa nelle cerimonie della Settimana santa, è vero tipo di orgoglio e d’impertinenza. Volgesi di tratto in tratto verso la tribuna diplomatica, e sogguarda, senza riso, cotesti poveri ambasciatori ch’ei berteggia da mane a sera: voi ammirate il comico che affronta