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leggi. Per raggiungere scopo cosi sublime, serbando la pancia ai fichi, entrò nel Seminario Romano.

Nei nostri paesi di scetticismo, si entra in seminario con la speranza di essere ordinato prete: Antonelli contava di non esserlo giammai. Ma è a notare che nella capitale della Chiesa cattolica i leviti un poco intelligenti divengono magistrati, prefetti, consiglieri di Stato, ministri. I curati si fanno con pera mezze.

Antonelli primeggiò cosi fra suoi, che, merceddio, schivò il sacramento dell’Ordine. Ei non ha mai detto la messa, nè udito le confessioni altrui; nė vorrei giurare che siasi ei stesso mai confessato. Entrò in favore di Gregorio XVI, cosa di maggiore importanza che tutte le virtù cristiane. Fu prelato, magistrato, prefetto, secretario generale dell’interno e ministro della finanza. Chi dirà che non avesse scelto il diritto calle? Un ministro di finanza, per poco che conosca il mestier suo, ammassa più scudi in sei mesi, che tutti i briganti di Sonnino in vent’anni.

Sotto Gregorio XVI, era stato retrivo per gratificarsi il monarca. All’esaltamento di Pio IX, si fe’ bello, per la ragione stessa, d’idee liberali. Un cappello rosso ed un portafoglio furono il guiderdone delle nuove sue convinzioni, e provarono agli abitanti di Sonnino che il liberalismo era ben più vantaggioso del brigandaggio. Che bella lezione pei montagnuoli! Uno dei loro scarrozzava fino innanzi alle caserme, e i soldati gli presen-