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capo a parecchi vicini di sua famiglia, che avevanlo trastullato sulle loro ginocchia. Crebbe lo scotto nel pontificato di Leone XII. Stava rizzato il cavalletto co’ nervi di bue, senza interruzione, sulla piazzetta del villaggio. L’Amministrazione demoliva ogni quindici giorni il tugurio d’un bandito, dopo aver trascinata la famiglia in galera, e pagato il premio al suo denunciatore. La porta San-Pietro, che è dappresso alla casa Antonelli, si abbelliva di una ghirlanda di capi recisi, e queste eloquenti reliquie, nelle lor gabbie di ferro, davano orribile vista. Che se lo spettacolo è la scuola della vita, uno spettacolo di tal fatta sarà stato in sommo grado. Giacomino potè a bell'agio riflettere sugli inconvenienti del brigantaggio, prima ancora di averne assaporato la voluttà. E già, intorno a lui, uomini di progresso cercavano industrie men pericolose del furto. Suo padre, che aveva, dicesi, il tallo addosso di un Gasparone e di un Passatore, non si esponeva sulle strade maestre. Dopo aver custodito e governato buoi, divenne intendente, poi ricevitor municipale, e guadagnava piú danaio con minor periglio.
Il giovinetto fu incerto alcun tempo dello stato da scegliere. La vocazione era quella di tutti i compatrioti; vivere scialato, fornito di ogni sorta godimenti, trovarsi ovunque come a casa propria, non dipendere da altri, si dominare le genti e, all’uopo, impaurirle; sopra ogni cosa poi, violare impunemente le