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cati dalle rimembranze del 1848 che gli si schierano innanzi, e dalla paura della rivoluzione, e gli fanno addosso la canata. Ei pertanto, chiusi occhi ed orecchi, si applica ad uscir tranquillo tra’ suoi sudditi furiosi e tra’ suoi protettori scontenti. Tutti gli uomini senz’energia si governerebbero com’esso, se fossero al suo posto. Nè bisogna condannar lui, ma la debolezza e la vecchiaia.

«La sarebbe lunga raddrizzare i becchi agli sparvieri.»


CAPITOLO XI


Antonelli.


Egli è nato in un covacciolo. Sonnino ha maggiore celebrità nella storia dei delitti, che l’Arcadia negli annali della virtù. Questo nido d’avoltoi ascondevasi fra le montagne del mezzodi, verso la frontiera del reame di Napoli. Sentieruzzi impraticabili ai gendarmi serpeggiavano fra macchioni e siepaglie. Foreste tramischiate di liane,burroni profondi, grotte tenebrose formavano un paese atto, più che altri mai, al delitto. Le case di Sonnino, vecchie, mal fabbricate, accatastate e quasi inabitabili all’uomo, erano come il deposito del saccheggio ed i magazzini della rapina. La popolazione, altiera e vigorosa, esercitava da più secoli il furto a mano armata, e campava la vita a colpi di fucile. I bimbi appena nati coll’aere della montagna