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besi quasi per ognuno un dittatore. Una dittatura ha creato l’unità della Francia; un’altra la sua militare grandezza; un’altra la sua prosperità nella pace. Beneficii di tal rilevanza, quali non saprebbero le popolazioni procacciarsi da sè stesse, valgono per fermo il temporario sacrificio di tutta libertà. Genio ed autorità illimitata nell’uomo dabbene, ne fanno cosa al tutto divina per lo migliore degli uomini.

Ma i doveri del dittatore sono pressochè infiniti cosi come i suoi poteri. Un monarca parlamentare che si avanza lentamente nel sentiero segnatogli dalle due Camere, e che ascolta discutersi il mattino ciò che dovrà fare la sera, è, può dirsi, innocente degli errori del suo regno. Un dittatore, al contrario, dee tanto maggior responsabilità agli avvenire, quanto più si è dilungato dai termini della Costituzione. L’istoria lo garrirà del bene che egli non ha fatto, quando ogni cosa era in sua balia, o sarannogli imputate a colpa le stesse sue ommessioni.

Aggiungo però, che in niun caso la dittatura debbe troppo a lungo durare. Non solamente saria assurdo volerla ereditaria; ma avrebbe a reputarsi uscito dei gangheri colui che pretendesse usarne a perpetuità. L’ammalato lasciasi operare dal chirurgo che dee preservargli la vita; ma, compiuta l’operazione, lo si manda con Dio. Simigliantemente i popoli. Da che i benefizii del padrone non agguagliano la cessione della libertà, la na-