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temperata dagli usi e dalle forme di governo, lo è di vantaggio dalle virtù dei Pontefici, i quali da moltissimi anni sonosi assisi sul seggio di San Pietro; di qualità che il più assoluto governo si esercita con la maggior dolcezza. Il Papa è sovrano elettivo; i suoi Stati sono patrimonio della cattolicità, avvengachè sono il pegno dell’indipendenza del Capo dei fedeli, ed il Papa regnante è supremo amministratore e curatore di questo dominio.»

Ultimamente il signor di Rayneval, l’ultimo de’ meno felici apologisti del Papato, faceva nel 1856 la seguente dichiarazione:

«Testé le antiche tradizioni della Corte di Roma erano fedelmente conservate. Ogni modificazione agli usi stabiliti, ogni immegliamento, anche materiale, era riguardato di mal occhio e pareva pieno di perigli. Gli affari erano esclusivamente serbati ai prelati. Gl’impieghi superiori erano di diritto interdetti ai laici. In pratica, i differenti poteri venivano sovente confusi. Il principio d’infallibilità pontificia applicavasi alle questioni amministrative. Erasi veduta la decisione personale del sovrano riformare le sentenze dei tribunali, anche in materia civile. Il cardinal segretario di Stato, primo ministro, in tutta la forza del termine, concentrava nelle sue mani tutti i poteri. Sotto la suprema sua direzione, gli svariati rami di amministrazione erano affidati a commessi, anzi che a ministri, Cotesti non formavano un consiglio, nè