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tendenze nazionali e col suo spirito liberale, dato causa a sì rigorose ed oppressive disposizioni; fatto è che, tanto l’imperatore quanto il vescovo, temevano il popolo, e gelosi dell'ingrandimento del Comune, cercarono modo di infrenarlo, e riuscirono nell’intento; perchè il Comune di Trento, a differenza degli altri comuni urbani d’Italia, non trovò mezzo nè in questo nè nei secoli susseguenti di assoggettare al proprio dominio l’intera contea; anzi, circoscritto dai propri limiti comunali, fu poi sempre costretto a riconoscere la supremazia dei vescovi principi. Soggiunge poi il placito: che sia proibito ai Trentini il costringere coloro che abitano al di fuori in municipii o castella a diconoscereFonte/commento: Pagina:Il Ducato di Trento nei secoli XI e XII.djvu/10 il loro — distretto — e la loro potestà, ed assolve coloro che vi si erano sottomessi, sia spontaneamente sia per forza.
Finalmente ordina, che se alcuno, divenuto ricco, procurasse esimersi dalla nativa sua condizione di ministeriale della Chiesa di Trento possa il vescovo costringerlo a rimanervi, privandolo, se ribelle, di tutti i suoi averi sì feudali che allodiali.
Chiudesi l’atto colla conferma a favore dei vescovi della presente e delle anteriori concessioni imperiali.
All’epoca dunque di cui discorriamo Trento aveva perduti i suoi diritti regali, era discesa alla condizione di tuli i gli altri municipi rurali, viveva soggetta al vescovo, stremata in potenza, in dignità, in considerazione. Nè hanno valore, a rigore di critica, gli arguti argomenti del barone Cresceri, che pretese sostenere, che il decreto imperiale non ebbe mai efficacia in Trento, e che, solo vivente il principe Federico Vanga, a lui siasi spontaneamente assoggettata la città. Nessun documento ci prova che Trento avesse dal 1182 al 1208 conservata la sovranità di se stesso: anzi molte altre ragionevoli congetture ci fanno sostenere, che i vescovi usassero dei diritti novellamente acquistati, non però senza qualche opposizione da parte dei più influenti cittadini.
Dopo Trento, Bolzano, allora borgata, era il comune più importante del ducato. Bauzano, Bozana, Bozano sembra avere presa qualche estensione all’epoca in cui, abbandonata la via del monte Giove, che da Maja conduceva ad Endidena, le relazioni fra l’Italia e la Germania si mantennero per quella della selva Rittena (Rithen) che percorreva le alture occidentali della valle dell'Isarco, posteriormente detta dai tedeschi Norithal, che potrebbe significare valle in verso il Norico. Bolzano, appartenuta all'Italia romana e gotica, corse varia fortuna