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vassalli vescovili, tutti certo del partito ghibellino e probabilmente di razza tedesca, e da nessuno rappresentante della città di Trento, dove la disposizione sarà stata eminentemente impopolare.
Il placito non fa cenno che i trentini avessero in antecedenza ingiustamente avuti o carpiti i diritti di cui li priva: quindi si può dedurre che ne erano in legittimo possesso. Il motivo fu sola ragione di stato; lo scopo, segregare quanto più era possibile dalla rimanente Italia questa sua importantissima provincia, ed assicurare ai tedeschi fra queste gole montane una posizione minacciosa per la Lombardia, la Marca trivigiana e la Toscana. Che tale fosse veramente il pensiero del Barbarossa ci conferma l’osservazione: avere in questa circostanza agito non da re d’Italia ma da re di Germania, facendo controfirmare il decreto dall’Arcivescovo di Magonza, anzichè da quello di Colonia, come soleva farsi in tutte le investiture delle regalie del vescovado, e chiaramente indicando nel concetto, che ciò si disponeva affinchè Trento rimanesse fedele e tranquilla del pari a tutte le altre citta del teutonico regno.
Trento allora, come sempre, sentiva altamente se essere italiana, e i cittadini dovevano condividere le aspirazioni della lega lombarda, se per averli fedeli e tranquilli, cioè servi ed impotenti, fu necessario privarli de’ loro più nobili ed ambiti diritti e privilegi. Il decreto del Barbarossa non è importante solo per la storia nostra, lo è eziandio per quella dell’Italia tutta, che può imparare, che coloro che vollero asservirla e straziarla anche nei vecchi tempi, seguirono costantemente la politica massima di assicurarsi la padronanza dei passi per le Alpi retiche e per la valle dell’Adige.
Un’analisi delle varie disposizioni contenute in questo documento ci aprirà la via per discoprire quale fosse prima e dopo quest’epoca la condizione politica della città.
Primieramente quella scrittura o decreto spoglia Trento dei propri Consoli. L’ordinamento consolare, derivato dall’antico romano, dava ad essi, gli eletti del popolo, la somma dell’autorità locale, nè ad altri erano soggetti che all’Imperatore od a suoi vicari. Col togliere a Trento la dignità consolare e col sostituirvi i Sindaci, come si prescriveva, era annullata la sua politica ed amministrativa autonomia, e la città cadeva sotto il districtus o giurisdizione de' vescovi, assimilata a qualunque altro comune forese.