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Che il Comune e nella città e nelle campagne preesistesse, e da più secoli, all’epoca della donazione imperiale, e che la sua istituzione ed i suoi ordinamenti fossero per diritto consuetudinario, se non scritto, legalmente riconosciuti ed efficaci e quindi protetti dalle leggi dell’impero, nonchè intangibili da parte dell’autorità vescovile, è ciò che affermo potersi desumere dalle condizioni storiche sociali del paese e dai documenti inseriti nel codice Vanghiano od a noi pervenuti da altre fonti.

Tutta la popolazione del Trentino, anzichè essere dispersa in casolari, come veggiamo accadere in Germania e sui latifondi d’Italia, vive o visse qui sempre agglomerata in villaggi, la cui antichità è anteriore ad ogni notizia storica, e che dee risalire alle epoche retica, celtica, o romana, se argomentare vogliamo dai nomi dei paesi stessi, dai cimiteri retici o latini trovati nelle loro vicinanze, e da quanto ci lasciò scritto lo stesso S. Vigilio, che, visitando la Naunia in sul finire del quarto secolo, stupì nel vedere le molte castella di cui la trovò popolata. Rare eccezioni incontravansi in pochi e più montuosi siti dove tedeschi feudatari, qui annidatisi, diedero a coltivare ai loro satelliti quelle inospiti terre. Di là ebbe origine il tedescume di Folgheria, servo dei signori di Beseno, quello di Lavarone dei Caldonazzo, quello di Proves, Lauregno e Ruffrè dei Castelfondo.

La convivenza di molte famiglie riunite porta con sè la necessità di socievoli odinamenti: da qui la prima origine del Comune. Altro argomento per dimostrare l’antichità del nesso comunale nel nostro paese si deve dedurre dalla immemorabile istituzione della massima parte delle nostre parocchie e dei beneficii parocchiali. Nel Trentino sussistono pochissimi patronati privati, che dire si possono eccezioni della generalità appartenenti ai comuni od al vescovo; prova questa, che le dotazioni non pervennero da largizioni dei maggiori o minori feudatari, che come di costume avrebbero a sè e successori riservato quel diritto, ma sibbene dalle popolazioni medesime che costrussero le chiese, e provvidero ai bisogni del culto e dell’ufficio sacerdotale. Come avrebbero potuto ciò fare genti serve o prive di ordinamento comunale e di spirito d’associazione? Della qual cosa abbiamo la memoria più antica in Caldaro, dove alla metà circa del nono secolo, vivente il vescovo Odescalco, i vicini di quel paese donarono alla propria chiesa molte suppelletili d’oro e d’argento e varie rendite, fra le quali alcuno percezioni d’oglio in sull’Archese, ed in Sirmione. Erano dunque ricchi quei vicini o comu-