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però le pressure dall'alto, le influenze dei maggiorenti, e forse le simonie e gli intrighi, la vincevano contro il libero voto popolare.

I vescovi risiedevano per solito a Trento nel palazzo vescovile, prossimo anzi aderente alla cattedrale; ma di frequente, come traluce dai loro placiti o da altre carte si trovano dimorare in Riva benacense od in Bolzano, dove avevano palazzo principesco, e che, dopo la capitale erano le più popolose, industri e commercianti borgate del ducato. Avevano una corte numerosa e dovevano tenere una splendida casa. Da carta dell’anno 1188, nella quale si enumerano i contributi corrisposti dalla valle di Flemme, apprendiamo che il vescovo Alberto aveva tre camerieri, un maniscalco, ed un sotto maniscalco, un siniscalco, uno spazzainferno, più dispensieri, un zebutolo, due portinai, due pescatori, sei cuochi, un pincerna, un cantiniere e più lavandaje.

Se qualche duca, marchese o conte del Trentino avesse nei tempi anteriori acquistato in paese fama di potente e dovizioso, e più ancora se qui come altrove tale beneficiaria dignità fosse divenuta per diritto o per abuso ereditaria, le patrie memorie ne farebbero menzione, sia per chiese fabbricate o per monasteri dotati, sia per rocche munite o per fazioni guerresche intraprese; ma la storia tace per intero; e quindi è forza il ritenere che, durante il periodo che corse da Carlo Magno a Corrado, nel Trentino non vivesse persona o famiglia che avesse conseguito od usurpato tale preponderanza da padroneggiare il paese: circostanza che facilitò l’atto di donazione ai vescovi o la conservazione in essi delle prerogative beficiarie, non avendo avuto per quelle a lottare con altri pretendenti, come avvenne per la contea della Venosta, di cui mai pervennero al possesso, perchè i conti di Tiralli erano troppo forti per lasciarsene spodestare.

Però la mancanza di preponderanti famiglie in quell’epoca è fatto non comune con altre contrade; e perchè speciale a questa, deve avere avuto qui una causa che altrove non esisteva: causa che sembra potersi rintracciare nell’ordinamento antichissimo, e forse d’origine retica, della nostra popolazione a comunità, e nella scarsezza di latifondi.

II sistema comunale, ostando all’asservimento del popolo e la mancanza di latifondi impedendo il concentramento della ricchezza ed il dilatarsi della servitù della gleba, furono cagioni che allora come adesso fossero più suddivise le sostanze, meno generale la miseria, più intenso il sentimento di libertà e d’indipendenza, tolti i mezzi morali e materiali a stabile feudale tirannide.