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gati alla chiesa di Aquileja; le denominazioni originarie delle cime dei monti, de’ più antichi paeselli, dei fiumi o dei torrenti, che rado si mutano col volgere dei secoli, come osservò il dotto tedesco Steub, sanno d’etrusco; italica l’abitudine del popolo di vivere concentrato in villaggi e non disperso in casolari: tradizione costante, che Reti e Raseni ed Etruschi discendessero da comuni progenitori. Fu solo nei secoli posteriori che il germanismo si infiltrò, intedescando paesi che prima del certo non lo erano.

Tacendo di tutte le invasioni nordiche, durante l’Impero Romano, sino a quelle degli Eruli e Goti, che, distruttolo, per buona parte si italianizzarono, è duopo accennare che, quando Narsete riconquistò, dopo Brescia e Verona, i confini d’Italia all’Impero d’oriente, un resto di più migliaja di quei barbari risospinti agli estremi limiti, là poterono soffermarsi; e da quelli discendono forse i Tirolesi che al di qua ed al di là del Brenero hanno loro stanza. Paolo Diacono, fra le varie province in cui era divisa l’Italia prima della invasione longobarda, enumera la Venezia che si estendeva sino all’Adda e di cui era capitale Aquileja, la Liguria con a capo Milano e le due Rezie poste fra questa e la Svevia, che però sono da lui considerate per regioni italiane mettendo per seconda la Liguria, per quinta la Cozzia e quindi ritenendo per terza e quarta le due Rezie.

Sia che il Trentino si comprendesse nella Venezia o nella Rezia prima, fatto è che indubbiamente era Italia sino alla sommità delle Alpi centrali, e siccome la città di Trento era il luogo più prestante per magistrati, popolazione e convegni, così deesi ritenere che di tutta questa ragione fosse la capitale.

Nell’anno 568 i Longobardi, abbandonato avendo il Norico e la Pannonia, discesero in Italia occupandone senza resistenza nella parte settentrionale tutto ciò che non ubbidiva all’Esarcato di Ravenna. Erano con loro e Gepidi e Bulgari e Sarmati e Pannoni e Svevi e Norici, tutti avventurieri. La conquista divisero in Ducati, di cui uno de’ più importanti fu il Trentino, governato da Evino, saggio e valoroso, del quale la storia del sesto secolo narra le nobili gesta.

Non è improbabile che esso con una mano de’ suoi avesse presa la via del Norico, cioè dell’alta valle della Drava e della Pustrissa, ed occupasse la Rezia intanto che Alboino si presentava nel Friuli e faceva il suo ingresso in Aquileja. Fatto è che nei primi tempi del dominio