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bene la serva preparasse sotto la tettoia una caldaia di liquido nero per tingere i fazzoletti da lutto. Nel vedere il dottore anche lei arrossì e cercò di nascondersi, tanto egli le piaceva: poi piano piano si fece avanti, si avvicinò, lo fissò in viso.
Egli esaminava la mano di Bellia con una certa cura; s’era animato perchè il caso lo interessava; sbottonò il polsino della camicia e denudò il braccio bianco e muscoloso del giovine; glielo sollevò, lo palpò, parve guardarlo attraverso la luce.
Tutti stavano a guardarlo con ansia silenziosa, allacciati l’uno all’altro dal filo dello stesso pensiero; lui solo, Bellia, sorrideva un po’ beffardo, un po’ stupito, e abbandonava la mano gonfia al dottore come non fosse la sua. In fondo era inquieto auche lui, non tanto per il male suo quanto per l’aria grave del dottore.
E gli dava fastidio raccontare com’era andata la cosa: anche lui non ricordava il modo col quale la bestia indiavolata lo aveva morsicato.
— Correva più di un cane: per fermarlo