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godeva il bel mattino di maggio; sui davanzali delle piccole finestre e sulle loggie di legno fiorivano entro recipienti rotti e vasi di sughero garofani e viole.
Gli uomini erano già al lavoro, e anche le donne sfaccendavano dentro casa; solo in un angolo della piazza, davanti a una rivendita di vino, i grossi proprietari trattavano i loro affari o chiacchieravano di cose inutili.
Altre volte anche lui usava frequentare quel posto, quella compagnia: adesso passò dritto duro salutando appena con la testa: e di nuovo si sentiva seguito dallo sguardo di quegli uomini che gli sembravano nemici sebbene tutti suoi amici e parenti.
Ed ecco che senza volerlo spinto da una forza invisibile si trova davanti alla porta di Lia: la strada faceva gomito colla piazza, ed era una delle più popolari e povere del paese, sterrata, con casupole basse che parevano tane: la casa di Lia, a un piano, tinta di bianco, con la porta nuova e un balconcino di ferro era un palazzo fra tanta miseria.