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dalla malattia e dal cancro, davanti a te impotente ad assisterli.

— Eh, basta! — disse Zebedeo. — Ce n’è per tutti gli assassini del mondo.

— No, non basta, figlio mio. È il mio unico conforto, e se mi togli quello è come mi derubi un’altra volta.

— Dio non vuole, a maledire così.

— Se non voleva, non doveva lasciarmi derubare. Non solo vuole, ma sono certo che è lui a farmi imprecare così: e le maledizioni cadono, Zebedeo, cadono! Vedrai che un giorno o l’altro la lebbra coprirà il corpo del mio assassino, ed egli verrà a chiedermi perdono. Ma io non perdonerò no: nè a lui, nè a sua madre, nè ai suoi figli.

Zebedeo lo ascoltava un po’ ironico; eppure provava un misterioso senso di terrore; pensava sempre alle maledizioni di Lia, alla mano morsicata di Bellia, e ripreso più a fondo dalla sua inquietudine tornò indietro, passò per le strade dove poteva incontrare il dottore.

Le strade erano tranquille, e tutto il paese steso al sole fra i prati fioriti si