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Per arrivare più presto Zebedeo lasciò la strada principale e prese un viottolo fra due muricce ricoperte di rovi; un viottolo pericoloso lungo il quale i malfattori usavano assalire e depredare i viandanti: egli non aveva mai per questo esitato ad attraversarlo; solo adesso quel senso d’angoscia che non lo abbandonava più gli stringeva forte il cuore: gli pareva di aver nemici, adesso, lui che non ne aveva avuto mai, e che lo aspettassero in agguato dietro le muricce.

Due occhi infatti scintillano attraverso la siepe; brilla la punta di un pugnale e più in qua la bocca di un fucile: idiota che sei, Zebedeo, è il sole al tramonto che fa questi scherzi.

E lo stridere degli uccelli, il fischio del merlo, lo zirlo dei primi grilli pare lo irridano con la loro musica spensierata; tutta la natura ride e anche il più umile stelo e anche l’erba velenosa danzano al vento del tramonto: ogni cosa si gode la sua gioia, anche le ombre salgono verso le cime per sparire il più tardi possibile, e