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poco più larga di due passi; e pareva che invece di scaricarsi nel mare vi scaturisse. Grida di uccelli salivano dalle isole di giunchi, liquide e fievoli come venissero di sott’acqua.

E d’un tratto a quest’incantesimo di azzurro di luce di lontananze argentine si unì un suono che fece palpitare di gioia e di pena il cuore della madre: il suono della fisarmonica. Donde veniva? Dal mare o dal fiume? Pareva che i due compagni d’avventure si fossero nascosti come gli uccelli nelle fragili isole del greto o fra gli scogli della riviera, e di là irridessero l’inquietudine di chi li cercava: eppure la madre era contenta di sentire almeno così la voce del suo Bellia.

E volle star lì finchè si sentì la fisarmonica; ma col cadere del sole il suono s’allontanava, taceva col tacere degli uccelli, finchè cessò come una voce della natura: allora le due donne ritornarono verso casa. E la madre si sentiva meno inquieta poichè le pareva che Bellia avesse sentito e diviso la sua inquietudine.