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sobbalzava ad ogni fruscio, ad ogni soffio d’aria. Ogni giorno verso sera le veniva un po’ di febbre, e dimagriva a vista d’occhio afflitta da un male interiore indefinibile; aveva l’impressione di dover fare sempre qualche cosa che non riusciva a fare; di dover cercare una cosa smarrita o restituire una cosa rubata.

Il fazzoletto! Lo teneva ancora lei, sotto il guanciale; e sognava di vederlo ingrandire, ingrandire, diventare un lenzuolo, il lenzuolo che l’avvolgeva, che le dava tanto caldo, che la stringeva fino a soffocarla.

Alla padrona disse di aver perduto il fazzoletto nel trambusto dello svenimento; ed era una specie di vendetta contro Bellia.

Una notte i padroni furono svegliati dalle sue grida: dapprima Zebedeo credette fossero entrati i ladri in casa e balzò nudo dal letto, si armò di fucile e corse sulle scale: ma giù Bellia gridava per rassicurare i genitori:

— È quella pazza che sogna.

Anche lui s’era alzato, del resto, tutto