Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 125 — |
Stava tutto il giorno in cucina, seduto presso l’uscio, e s’interessava solo ai fatti delle donne. La sua vittima era Rosa, che sopportava pazientemente i suoi rimbrotti e gli scherni: ma anche lei aveva la sua idea fissa, di procurarsi un oggetto personale di Lia, un fazzoletto o una pezzuola, per avvolgere la mano del padroncino e scongiurare il male misterioso.
I padroni le avevano proibito di salutare Lia; e lei non si fidava d’incaricare della faccenda una terza persona che poteva non tenere il segreto; aspettava quindi un’occasione favorevole che finalmente si presentò.
Era la vigilia di San Giovanni. Dopo una notte calda e afosa, Bellia non volle alzarsi di letto; si sentiva fiacco, stroncato dall’insonnia e dallo scirocco, e diceva di aver la febbre: la madre cacciò via dalla stanza le mosche col suo grembiale, poi chiuso gli scurini e andò anche lei a buttarsi come un sacco vuoto sulla sedia ove il figlio soleva passare le sue ore di ozio e di noia.
La vecchia zia Annia era andata a messa: