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casa la mia soddisfazione. Vedi come.... (Zebedeo pensò: come io sono qui!) questo furfante mi scrive. Dopo avermi diffamata per tutto il mondo dicendo che sono una stregona, e dopo avermi minacciato di morte mi manda a dire che è infelice. Ma schiatta dunque; il dolore si paga solo col dolore.
— È vero, — disse Zebedeo; e chinò la testa davanti a lei.
Tacquero di nuovo: e di nuovo qualche cosa li univa sotto la quieta luce del lume: una parentela di errore di pena di espiazione.
Nell’andarsene egli si sentì alquanto sollevato.
Aveva messo la mano sulla testa di Salvatore, con l’impressione, al contatto di quei capelli fini e tiepidi, di carezzare una tortora o una pernice di nido.
— Non studiare troppo, che ti fai venire male alla testa, — disse, e questa volta convinto di quello che diceva. — Addio.
— Addio e buona notte.
Gli parve che il ragazzo gli fosse meno