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— Se non fa del male nessuno lo incolpa — disse Salvatore.
L’altro replicò; e parlava animatamente e pareva fosse venuto solo per questo, per discutere col ragazzo. La madre guardava il suo Salvatore con ammirazione; le pareva Cristo fanciullo di contro ai dottori cavillosi del tempio.
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Certo era intelligente, Salvatore: a dieci anni si sentiva già superiore a Zebedeo e lo considerava con compatimento: ma in fondo sentiva un vago terrore di lui perchè lo credeva colpevole: non lo odiava, non calcolava materialmente il danno che gli veniva fatto, con una fiducia superba nel suo valore di ragazzo studioso che sarebbe andato avanti da sè; ma quell’uomo torvo dalla figura diabolica rappresentava per lui un mistero che lo rattristava nella profondità del suo essere, una forza alla quale solo Dio può resistere: rappresentava il male.
Eppure, nel sentirlo parlare come parlava,