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— Senti, Lia — riprese Zebedeo — io non credo ch’esista tanto male nel mondo. Lo pensiamo noi; pensiamo che gli altri possano fare tanto male, ma è fantasia nostra. Ed è peggio che essere cattivi noi.

Egli parlava così perchè il ragazzo sentisse: non sapeva perchè, ma adesso la sua pena maggiore era che Salvatore lo credesse colpevole.

— E anche se lo tocchiamo con le dita, il male, dobbiamo sempre crederlo minore di quello che è: ai ragazzi poi non bisogna parlarne. Ne avranno l’esperienza, sì, ma c’è tempo davanti a loro. Lasciamoli godere finchè possono. Io al mio Bellia non ho mai detto: il tale fa questo male, il tale fa quest’altro. Per questo è cresciuto buono lui: a sedici anni è ancora come un bambino.

— Il tuo Bellia è nato in un letto di rose e la fortuna gli è stata madrina; per questo è ancora bambino e sarà sempre bambino; ma altri nascono col fiore della sventura in mano e non hanno ancora i denti che l’esperienza della vita li ha fu-