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Questa volta trovò anche il ragazzo accanto alla madre che cuciva: tutti e due seduti su piccoli sgabelli, presso la tavola, sotto la luce diretta d’un lume ad olio; e il riflesso dorato dei capelli di Salvatore faceva contrasto con la massa opaca della testa di Lia avvolta in un fazzoletto nero.
Zebedeo non aveva pensato di poter trovare il ragazzo e la sua presenza lo turbò; quegli occhi vivi e astuti, dolci e intelligenti, gli penetravano fino all’anima.
D’altronde pensava che quello che aveva da dire alla madre poteva sentirlo anche il figlio, e se quei due penetravano a fondo nella sua pena e ne provavano pietà tanto meglio, o se ne provavano gusto tanto meglio ancora: egli veniva lì per frugare nella sua piaga e cercare dolore per conforto.
Tuttavia prese un tono scherzoso rivolgendosi al ragazzo.
— Studi ancora, a quest’ora? E mettilo a dormire, quel libro: non vedi che è stanco di essere letto? E tu va fuori a giuocare coi ragazzi.