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26 il catilinario

tenziecontro noi date, e la povertà. Sosterrete voi questo sempre, o uomini fortissimi? Or non avanza ed è meglio1 morir per virtù, che mantenere la misera e disonorata vita, e, poichè dall’altrui superbia sarete scherniti, ontosamente perderla? Veramente v’affermo, e chiamone per testimonio la fede degli Dii e degli uomini, che la vittoria è in vostra mano. Voi sete freschi di tempo2, prodi e vigorosi d’animo; eglino, per contrario, sono negli anni altresì come nelle ricchezze invecchiati. Non ci fa uopo se non il cominciare; la cosa si compierà ella medesima. E qual uomo sarebbe, s’egli avesse niente di cuore, che potesse sofferire che a coloro soperchino le ricchezze, le quali spargono in seccare e edificare il mare e appianare li monti, e a noi le spese della famiglia, quanto sono a necessità, manchino? e ch’egli due palagi e più congiungano insieme e tengano, e noi niuna casa da abitare famigliarmente abbiamo? Chi potrebbe sostenere quando egli comperano le preziose tavole, li smalti, e gl’intagli, e altre gioje? Disfanno li nuovi casamenti, edificano gli altri; e in tutti i modi tirano a sè la pecunia, la qual conturbano3 e gettano: e con tutto il loro sommo disordinamento non possono vincere loro ricchezze. E noi in casa poveri, di fuori in gran debiti; male avere ora, e molto peggio aspettiamo. Che avemo noi più, se non la misera vita? Svegliatevi voi medesimi: ecco libertà che tanto avete desiderata: anche ricchezza, onore e gloria avete innanzi agli occhi; chè la ventura ha poste tutte cotali cose per guiderdon di coloro che vincono. Il fatto vostro, il tempo acconcio, i pericoli, la povertà che sostenete, la preda grande; vi dee confortare più che le mie parole. Me usate voi o volete per vostro signore, o volete per vostro cavaliere4: nè l’animo, nè il corpo mio si partirà mai da voi. Queste medesime cose spero io di fare insieme con voi quando io sarò consolo, se per ventura non m’inganna il pensiero, e

  1. or non avanza ed è meglio ec.) Avanzare, adoperato assolutamente, vale talvolta, come in questo Imago, esser meglio, più utile; e s’è aggiunto dal p. Cesari al vocabolario con questo esempio. Si noti che nel primo membro di questo periodo è taciuto un non, dicendo ed è meglio in luogo di e non è meglio; e questo è stato fatto per proprietà di nostra lingua; chè la congiunzione e ha la forza di trarsi dietro o l’affermazione o la negazione che le sta avanti.
  2. voi sete freschi di tempo) Tempo qui vale età; onde freschi di tempo vuolsi intendere vigorosi, giovani di età.
  3. conturbano e gettano) Qui nota il Betti: « Che sia verbo legittimo questo conturbano! A me non pare; ma non so qual altro sostituirgli. Avrei quasi pensato che il volgarizzatore abbia qui usato il latinismo concutono: ognun sapendo che concutio presso i giureconsulti tanto vale, quanto estorcere. Chè se non si sa (al meno noi so io ) che niuno de’ nostri buoni scrittori italiani abbia adoperato mai questo verbo, certo è che molti hanno adoperato il sostantivo concussione: e lo si trova antico, con un esempio del Maestruzzo.» Noi, per altro, col dovuto rispetto a tanto uomo, osserviamo che forse conturbano usò frate Bartolomeo quasi per usano disordinatamente, contro il dovuto ordine, accompagnandolo a getteremo, con le quali due voci traduce l’unica latina vexant.
  4. me usate voi o volete per vostro signore, o volete per vostro cavaliere) Si noti qui quel volete, il quale è un ripieno, e tanto vale quanto la semplice particella o; ma nondimeno aggiunge un certo che di grazia al discorso. Così il Sacchetti nella nov. 143: E l’innamorato dice: o volete state, o volete verno, che secondo la nozione noi nascemmo a un modo. E il Boccaccio nella nov. 72: Profferendo di molti danari, o voglio io robe e gioje.