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10 il catilinario

e sofferente di fame e di freddo e di vegghiare, più che uomo credere potesse; il suo animo era ardito, malizioso e isvariato, e qual cosa volea infignea e dimostrava, e qual volea diffignea e celava1: dell’altrui desideroso; del suo ispargitore; tutto acceso di desiderii; assai bello parlatore; savio poco: il suo ismisurato animo cose ismoderate, non credibili, e sempre troppo alte, desiderava. Onde, dopo la signoria ch’ebbe di Roma uno, che fu chiamato Lucio Silla, era venuta a Catilina la voglia e desiderio2 grandissimo di prenderla e d’averla egli; nè guardava che dire nè che fare3, pure che4 egli potesse venire al suo intendimento. E a questo il suo animo s’incitava e s’accendea ogni dì più, per cagione della sua povertà e necessità, e perch’egli si sentia aver fatto molto di male: le quali due cose (a)5 egli avea proseguitate e accresciute con quelle sue malvage arti, che io ho detto di sopra. Incitavalo ancora e movealo altra cosa, cioè ch’egli vedeva corrotti e immalvagiti li costumi della città e de’ cittadini, i quali erano occupati da due pessimi mali, l’uno de’ quali è contrario all’altro: e questi mali erano lussuria e avarizia6. Ben è vero che questa materia pare che conforti e che richieggia ch’io cominci alquanto più d’innanzi, ricordando brievemente de’ costumi della città, e degli ordinamenti e statuti di nostri maggiori (b)7: in che modo egli governarono il comune e in cittade e in oste8; e come copioso lo lasciarono; e come a poco a poco sia mutato, di bellissimo e ottimo, e divenuto reissimo e pestilenzioso9.

  1. Il suo animo era ardito, malizioso e isvariato, ec.) In questo periodo vogliamo che si ponga ben mente prima a quell’ animo isvariato, che qui vale mutabile, leggiero, incostante, come suona il latino varius adoperato dall’autore: ed in questo sentimento svariato non è registrato nel Vocabolario della Crusca. Ancora è da attendere alla proprietà di quell’infignere e diffignere, che puntualmente significano il cujuslibet rei simulator ac dissimulator del testo: perocchè infignere è lo stesso che simulare, cioè mostrare il contrario di quello che l’uomo ha nell’animo e nel pensiero; e diffignere è lo stesso che dissimulare, il quale significa nascondere il suo pensiere, non dare a diveder di sapere alcuna cosa, o d’essersi accorto di che che sia, far vista d’ignorare o di non avvedersi— Il chiarissimo cav. Salvatore Betti nelle sue diligenti Osservazioni sulla prec. ediz. di questo libro nota esser forse qui a leggersi: e qual cosa non voleva diffignea e celava.
  2. era venuta a Catilina la voglia e desiderio ec.) A chi non sa le proprietà della nostra favella forse farà afa questo luugo: ma si vuol sapere che si può bene tralasciar l’articolo di un nome quando si è dato all’altro che il precede, ancora che sia di diverso genere; e,quando si sa ben fare, aggiugne brevità e grazia al discorso.
  3. nè guardava che dire nè che fare) Qui il verbo finito è sottinteso per amor di brevità, e l’intera dizione sarebbe: nè guardava che avesse a dire, nè guardava che avesse a fare.
  4. pure che e pur che, o purchè, sono lo stesso che solo che, ed è un modo condizionale breve e riciso. Veggasi il nostro Trattato delle particelle.
  5. (cioè la povertà e la coscienza di molti mali).
  6. Il lat. qui ha: quos pessuma ac divorsa inter se mala, luxuria atque avaritia, vexabant. Non si può tacere che non poco di forza tolgono qui le molte parole, che, senza bisogno, ha usate il traduttore.
  7. (cioè degli antichi).
  8. In questo periodo è da avvertire che egli in luogo di eglino non si dee oggi adoperare, come dicemmo in un’altra nostra postilla; e che in città ed in oste vale in pace e in guerra, ed è bel modo breve e reciso, che puntualmente risponde al modo latino domi mitiliaeque; nè trovasi in Crusca, comechè usato da altri volgarizzatori dello stesso secolo.
  9. pestilenziosa è spiegato dal Voc. per pestilenziale, e si aggiunge un § in senso fig.; ma gli es. arrecatine nol mostrano del sentimento, in che hassi qui a prendere, del flagitiosissima lat. Non vogliamo lasciar di avvertire che qui il Betti vorrebbe si leggesse: e come a poco a poco sia mutato, e, di bellissimo e ottimo, ditenuto reissimo e pestilenzioso: certo