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prefazione | xxxvii |
chè Orazio, tanto amicissimo di Virgilio, non gli dia vanto, come a Vario, del carme epico (e non ignorava che l’amico suo era in su lo scrivere l’Eneide), dicendo così:
.....forte epos acer,
Ut nemo, Varius ducit: molle atque facetum
Virgilio adnuerunt gaudentes rare Camoenae.
a che rispondeva Properzio con enfasi:
Cedite, romani scriptores, cedite graji:
Nescio quid majus nascitur Iliade.
Taccio ogni altra cosa che potrei a più chiarezza soggiungere, per non lasciarvi in mano la chiave del mio pensiero. e, facendo oramai fine, tutto mi vi proffero e raccomando.
Di Napoli, il maggio del 1843.