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prefazione | xxvii |
rò di dirlo, parmi che, porgendo a leggere le opere di Tullio a’ giovani, non si debba lor taccere che questo inimitabile scrittore, il quale fu un miracolo d’ingegno di dottrina e di eloquenza, avendo egli pure addosso di quel di Adamo, non potè cansare qualche lieve teccherella che talvolta ci fa ravvisare ch’egli era uomo. Nè queste libere mie parole faranno maravigliar, voi, o alcun altro dotto uomo; anzi son certo che ne sarò lodato da quelli e da voi, e che volete che io dichiari apertamente che il sol difetto di questo singolarissimo ingegno nelle opere didascaliche e filosofiche è il trascorrere alcuna volta dal modo didascalico all’oratorio, e nelle sue maravigliose orazioni il non aver sempre celata tutta la mirabile sua arte. Perocchè questi rari e leggeri mancamenti, i quali sono scontati da innumerevoli e singolarissimi pregi, sono difficili a ravvisare, e, non fetti manifesti a’ giovani, possono esser presi per sopraffine bellezze, ed o porgere un falso concetto dell’arte, o scemare almeno l’utilità dello studio di quelle immortali opere.
Ma questi miei ricordi, e le medicine da me proposte per curar le infermità di quelli che attendono allo studio della toscana eloquenza, riuscirebbero vane o dannose ancora, se i maestri, prima di farsi a guarirle, l’indole non si sforzassero di ben discernere ed il genio de’ loro discepoli. Onde in questa parte ancora essi hanno a seguitar l’esempio ed a tenere i modi de’ medici, i quali, chiamati a curare un infermo, non si adoperano solo a ben distinguere e diffinir la malattia, ma, prima di por mano ai rimedii, la natural complessione di quello parimente si sforzano d’investigare. Perocchè, se un maestro non pone ben mente all’indole del discepolo, può stimar difetto quella ch’e natural disposizione del suo animo, e dirizzerà alla brevità quello che naturalmente è disposto alla larghezza ed alla pompa dello stile; ed al dettar magnifico e sfolgorato un altro che la natura dispose ad esser breve e reciso; e, sforzando così la natura e l’ingegno de’ giovani, farà che mai non pervengano alla perfezione, ch’era lor dato di potere aggiugnere. E di questa trascurataggine, o poco giudizio, mi è incontrato, e m’incontra, di veder tutto giorno non pochi esempii, e non minor numero d’infelicissimi effetti. Onde, seguitando animosamente il mio costume, non ho voluto tacere, ed ho invocato il vostro ajuto, perchè