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196 frammenti

mente rivolgete ora il vostro animo; chè, se noo vincerete, assai più sarete oppressi; sendochè quanto più gravi, tanto sono più sicuri gli oltraggi. Che pensi tu dunque? Sogghignerà alcuno di voi. Che prima d’ogni altra cosa lasciate questo vostro costume d’esser loquaci ed infingardi, non ricordandovi della libertà se non nelle pubbliche ragunanze; poscia,che non sia mestieri d’incitarvi a que’ virili fatti de’vostri maggiori, i quali, commettendo a’ tribuni della plebe di creare patrizii magistrati,si procacciarono da’patrizii la libera facoltà de’suffragi. E poichè è in poter vostro, o Romani, di fare o non fare quelle cose che, comandate a voi, sostenete per altri; aspettate che Giove o alcun altro Iddio venga a darvi consiglio? Que grandi comandamenti de consoli e decreti de’Padri con eseguirli voi li rifermate, o Romani; e spontaneamente voi vi affrettate di accrescere e favorire contro di voi stessi la licenza. Nè a vendicar le vostre ingiurie vi esorto, ma sì bene a procacciarvi la pace; nè le discordie, come costoro iniquamente m’incolpano, ma la fine di esse desiderando, le nostre cose per dritto delle genti io raddomando; se pertinacemente le si terranno, armi nè ritiramenli vi consiglio, ma solo che più non porgiate loro la gola, perchè vi scannino. Reggano ed abbiano a lor posta gl’imperi; procaccinsi trionfi; Mitridate, Sertorio e’1 rimanente degli sbandeggiati perseguano colle immagini de’ loro maggiori.

Il pericolo e la fatica sieno lontani da voi, che punto non siete partecipi del guadagno: se pure con questa inopinata frumentaria legge non si crede di rimeritarvi de’vostri uLBcii. Per la


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