Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/234


Frammenti 183

della famiglia Emilia, e credevan col perdonare esser cresciuta la grandezza del popolo romano, non per anco vedevano allora dove Lepido tendesse; chè, avendo egli adoperato privale armi ad opprimere la libertà, cercando ciascuno per se forze o patrocinii al loro pro avendo solo inteso l’animo, rovinarono la repubblica. Ma allora Lepido era un ladrone seguito solo da saccardi e da pochi sicarii, de’quali niuno avrebbe dato la vita senza giornaliera mercede. Ora è proconsolo con autorità, non compra, ma datagli da voi; con legali, che per legge ancor gli obbediscono: e con lui andarono ad unirsi gii uomini più corrotti di tutti gli ordini, sprofondati in povertà ed accesi di tutti i rei desiderii, tormentati dalla coscienza de’ loro delitti; i quali calma trovano nelle sedizioni, nella pace inquietezza e travaglio. Costoro da tumulto, tumulto, da guerra fan surger guerra; di Saturnino un tempo, poi di Sulpicio, di Mario indi e di Daoiasippo, ora di Lepido cagnotti. Senza che, la guerra di Etruria e le altre ancora non al tutto spente ora si raccendono; le Spagne sono eccitate alle armi; Mitridate, che sta da lato alle nostre provincie onde tuttavia ci sostentiamo, aspetta il tempo di romperci guerra: anzi, fuor di un idoneo capitano, nienle altro non manca a sovvertir la repubblica.

Le quali tutte cose io vi prego e vi scongiuro, o Padri coscritti, che voi consideriate, e non dobbiate patire che la licenza del mal fare, a guisa di rabbia, si appicchi per toccamento ai sani: chè dove i malvagi son premiati, raro è che alcuno senza premio sia

caricamento di la:Page:s1 in corso...