Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
162 | il giugurtino |
la quale per ventura forse dopo poco perirebbe. Ma, da lui medesimo ammonito che dovesse andare la notte, approvò questo consiglio, e incontanente fece sbrigare la cena a’militi, e nel campo fare molti fuochi; poi in sul primo sonno fece levare chetamente il campo, e andarono via. E, affaticati già tutti per la via di notte, Siila insieme col levare del sole facea ponere il campo1: allora li cavalieri mauri rinunciarono come Giugurta s’era posto innanzi a loro, quasi a spazio di due miglia. La qual cosa poiché fu udita, allora veramente grande paura venne a tutti, credendo che fossono traditi da Yoluce, e caduti nell’aguato: e furono alquanti che dissono come2 si dovesse fare vendetta,acciocché cotanta malizia non rimanesse impunita.
CAPITOLO LXXX1V.
. Come Sdla difese Voluce; e poi passarono per l’oste di Giugurta, e vennono a Bocco.
Ma Siila, avvegnaché credesse quelle medesime cose, pertanto da ingiuria difese il detto Mauro, e confortò li suoi ch’avessono vigoroso animo: chè spesso innanzi tra stato da pochi bene combattuto e vinto incontro di molli; e quanto nella battaglia meno perdònassono a sè medesimi, tanto sarebbono più sicuri; nè si convenia che niuno uomo, il quale era armato delle sue medesime mani, egli dovesse da’disarmati piedi cercare ajutorio, e nella grandissima paura lo corpo, che non vede, e non ha onde sè difenda (a)3, alli nimici rivolgere. Poi a Yoluce, perocché inimichevolmente si portava, fece uno quasi avversario scongiuramento per l’altissimo Iddio4, il qwale dovesse vedere tanta iniquità che Bocco verso di lui avea commessa; e comandò che Yoluce si partisse dall’oste. Egli lagrimando Io pregava: che nulla era stato fatto per tradimento suo; anzi per malizia di Giugurta, il quale spiando e riguardando avea saputo lo suo viaggio. E disse come, perocché Giugurta non avea seco gran gente, e la speranza e tutta sua potenzia pendea dal suo padre, egli credea che egli non s’ardirebbe di fare niente contra lui, quando egli figliuolo fosse presente, per la qual cosa egli parea il meglio ch’eglino dovessono passare per mezzo del suo campo; e come, mandati innanzi ovvero lasciati quivi li Mauri, onderebbe solo con Siila. Questa cosa, siccome in cotale fatto, approvata, incontanente andarono: e, perocché avvenne così improvvisa e subita, dubitando e ritemendo Giugurta, sani e salvi passarono. E dopo pochi di pervennono a quello luogo, dove andavano. Quivi era un Numida, eh’avea nome Aspar, lo quale usava molto e famigliar