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chiamati andavano, pertanto piacque loro di parlare dinanzi al re, acciocché’I suo animo e ingegno, s’ell’era contrario1 lo rimovessono, o, se disiderava pace, viapiù l’accendessono. Onde Siila, a cui diede luogo di parlare Aulo Manlio, perocch’era uno bello parlatore’, anche che fosse più giovane2 parlò alquante parole in questo modo:

CAPITOLO LXXV1I.

Diceria di Lucio Siila a Bocco.

Re Bocco, noi avemo grande allegrezza, quando a cotale uomo, come se’ tu, Dio ha messo in cuore che tu per alcuno tempo3 piuttosto volessi pace che guerra f acciocché non, le ottimo col pessimo di tutti li uomini Giugurta permischiando, ti maculassi; e insieme con questo acciocché togliersi a noi una molesta necessità, che noi egualmente te errante e lui scelleratissimo dovessimo perseguitare. Anche perocché al popolo di Roma, dal principio, quand’era assai debole e povero, parve il meglio d’acqistare amici che servi, credendosi bene che fosse più sicuro a uomini volonterosi, che costretti, signoreggiare. Ma a te niuna amistà è migliore o più in acconcio che la nostra: prima, perocché noi semo di lungi, onde di gravezza pochissimo, grazia e amore eguale siccome presso e presenti fossimo; poi, perocché uomiui obbedienti a noi avemo in abbondanza, ma d’amici nè noi nè niuno uomo ebbe unqua assai. E volesse Dio che queste cose fino dal principio ti fossono piaciute! Certamente molti più beni n’avresti rirevulo, che li mali che sostenuto hai. Ma, perocché delle cose umane molte ne regge la ventura, a lei, a cui una fiata è piaciuto che provassi forza, piace che provi amore e grazia. Ora, da che per lei puoti, avaccia, e cosi, come hai cominciato, procedi. Molte cose hai acconce, per le quali leggiermente puoi lo tuo errore per servigi avanzare. Alla perfine questo ritieni nel tuo petto, che giammai il popolo di Roma per far benefizii non fu vinto, che non servisse via più; ma io guerra che possa tu medesimo il ti sai4.

CAPITOLO LXXVIII.

Risposta di Bocco a Siila.

A queste cose Bocco piacevole e dolcemente fece poche parole per iscusa del suo peccato; e com’egli non per nimichevole animo, ma per

  1. s’clV era contrario, invece di se Fera contrario che avea la stampa, è correzione del Betti.
  2. anche che fosse più giovane) Anche è lo stesso che ancora; onde qui anche che sta per ancora che9 quantunque.
  3. 11 testo latino ha aliquando.
  4. che possa tu medesimo il ti sai) L’arti colo il, o lo, sovente si usa per pronome maschile nel quarto casodei numero del meno; ed in questo sentimento con molta leggiadria si prepone alle particelle mi, ci, si, li, ne, vi. Leggiamo nel Boccaccio, nov. 41: & avvenne, siccome la sua ventura il vi guidò,in un proietto nov. iil; La donna rispose ad Egano: io il ti dirò.