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152 il giugurtino

militi di fargli servi di Giugurta, e per ie prospere cose erano eglino molto feroci. Intanto, essendo tulli e li Romani e li nimici attesi alla battaglia, e da ciascuna parte combattendosi per gran forza, Cuna parte per lo imperio e per gloria, l’altra per lo loro salvamento; subitamente dietro a loro sonarono le trombette; e prima le femmine e li garzoni, li quali erano venuti a vedere, si fuggirono; poi, siccome ciascuno era presso a muro, tutti e armati e disarmati a calca si tragittavano. La qual cosa poiché così divenne, tanto li Romani più aspramente contrastavano, scacciavano, e attendeano a molti pur di fedire e uccidere; andando poi sopra le corpora degli uccisi, e desiderando gloria, a prova e a moltitudine saliano su per lo muro; e niuno di tutti loro fu ritenuto per preda d’alcuno de’nimici. E così, quasi corretta la troppa mattia di Mario per la ventura, di colpa trovò e li pervenne gloria1.

CAPITOLO LXXI.

Della natura e de’ costumi di Lucio Siila.

Mentre questa cosa si facea, Lucio Siila questore, con grande cavalleria venne nell’oste, il quale era suto lasciato a Roma per ragunare oste dal Lazio e da altri amici de’Romani. Ma, perocché c’è accaduto il fatto di tale e di tanto uomo2, parmi che sia convenevole della natura e de’ modi suoi dire in alquante poche parole: chè noi non dobbiamo del fatto di Siila dire in altro luogo; e uno, ch’ebbe nome Lucio Sisenna, il quale meglio e più diligentissimamente di tulli gli altri che dissono quelle cose, le proseguitò, egli pare a me che parlasse con bocca poco libera, non dicendo lulto apertamente. Siila, dunque, fu nobile uomo, di gente patrizia (a)3; sua casata4 era quasi venuta già a niente per viltà de’suoi maggiori; di lettere e in greco e in latino egualmente e bene ammaestrato; d’animo grande; disideroso di corporali diletti, ma più d’onori e di gloria: in ozio era lussurioso; ma giammai tale dilettazione noi ritrasse dagli altri utili fatti, se non quanto della moglie bene si sarebbe potuto più onestamente consigliare e provvedere: era bello dicitore, scaltrito, e amichevole di leggieri: ad infingere i fatti avea altezza d’ingegno incredibile: di molte cose, e specialmente di pecunia, era largo donatore. E

  1. di colpa trovò e gli pervenne gloria, cioè: trovò e gli pervenne gloria dalla colpa che avca fatto. Si consideri qui bene, che, quantunque in questo luogo si veggano adoperati due verbi che richiedano una diversa costruzione, pure 1* autore ha costrutti tutti e due all’istesso modo: e questa è una proprietà di nostra lin gua, come altrove abbiamo fatto osservare.
  2. c’è accaduto il fatto di tale ec.) Qui è un’ellissi; e si deve intendere: perocché e’ è accaduto di dover ragionare del fatto di tale ec.
  3. (cioè antichi, e di grande cura e luogo nel la patria).
  4. sua casata ec.) Casata e casato valgono cognome di famiglia’, e si prendouo talora per la stessa famiglia tc,omt& vuole qui intendere.