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ghi. Sicché intanto li nuovi militi s’adusarono senza paura stare in battaglia; e a vedere gl’inimici, fuggendo, essere presi e morii; e come ciascuno fortissimo era e potea essere sicurissimo; e come per arme la libertà, la patria, li suggelli, e altre cose tutte, difendeano, e gloria e ricchezza s’acquistava. E così in brieve spazio e li «uovi e li vecchi militi vennono a valore1 e la virtù degli uni e degli altri fu fatta eguale.

CAPITOLO LXVIl.

Come Giugurta e Bocco si partirono; e Mario gli sconfisse, e prese ciitadi e castella.

Li re, poich’ebbono saputo dell’avvenimento di Mario, si dipartirono l’uno dall’altro, e andarono a diversi luoghi malagevoli e forti2. Chè questo era così piaciuto a Giugurta, sperando che li Romani, spargendosi, potrebbono esser assalili, come più volte era stato fatto: cbè, rimossa loro paura, slarebbono più sprovveduti e liberi. Metello, infra questo, giunto a Roma, contra la sua speranza, fu ricevuto molto allegrissimamente, e al popolo e a’padri, poiché la’nvidia e l’odio era passato, egualmente caro. Ma Mario sollecitamente e saviamente li fatti suoi e del li nimici attendea e considerava3; conoscea che fosse di buono dell’una parte e dell’altra, e che fosse il contrario; spiava li viaggi degli re, i consigli e aguati loro aolivenia; niuna cosa dalla sua parte negligente, né da quella degli nimici sicura, sostenea.Sicché gli Getuli e Giugurta, menando preda de’nostri compagni e amici, spesse fiate assalendoli Mario nella via, gli avea rotti e sconfitti; e’I re Bocco4, non molto di lungi dalla città di Cirta, avea spogliato di arme e di persone. Le quali cose solamente conoscendo gloriose, e che però non avea5 copra di far battaglia; diterminò di voler combattere e prendere le cittadi, le quali per cagione della gente o del luogo erano mollo per gli nimici, e contra di’ sè6: e così Giugurta o sarebbe spogliato delle fortezze, s’egli le lasciasse prendere, ovvero combatterebbe con lui. Chè Bocco spessamente gli avea mandati messaggi: com’egli volea l’amistà del popolo di Roma; e che da lui non temesse egli di niente. Questo s’egli lo’nfinse, acciocché egli

  1. vennono a valore) Venire a qualche cosa ▼ale acquistare, conseguire quella tal cosa: onde vennono a valore si ha ad intendere acquisi aron valore, divennero valorosi. Così ancora leggiamo in Fra Giordano, Pred. 2: Noi veggiamo che chi vuol venire a ricchezza, che vi si pone con tutto il cuore.
  2. forte qui sta per difficile, aspro, come 1* usò pure Dante, c. ì: Ahi, quanto a dir qual era, e cosa dura Questa selva selvaggia, e aspra, e forte.
  3. li fatti suoi... attendea e considerava) verbo attendere elegantemente si adopera in si. gnificato di badare, por mente, nel qual sentimento si trova non pur col terzo, ma col quarto caso ancora, come vedesi in questo luogo. E così pure il Boccaccio, nov. 13, disse: Attendi quello eh* io ti voglio dire’, cioè bada, poni mente a quello eh* io ti voglio dire.
  4. 11 testo latino ha ipsumque regem; e però par che qui debba intendersi di Giuguita.
  5. non avea copia, cioè agio, opportunità.
  6. erano molto per gli nimici te.) Essere per uno vale essere della sua parte; e dicesi ancora nel medesimo sentimento sentire con alcuno’. e Simo be’ modi di nostra lingua.