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contrastava loro; e ora ciascheduno singolarmente, e ora tutti tedia e turbava1 andava spesso dicendo com’egli di loro vinti avea il consolato tolto in luogo di preda e di spogliamento; anche altre parole magnifiche per sè, e per loro molto addolorevoli2. E in questo le cose, ch’erano uopo alla battaglia, avea egli per le più principali; e addomandava che alle legioni fosse ristituito3 lor compimento, e facea venire ajuto da’popoli e dalli re, e da altri compagni di Roma: anche di Lazio ciascuno fortissimo, molti di loro conosciuti da lui per fatti di guerra, e alquanti pochi per fama, chiamava, e ricercando e ragunando uomini, li <Juali già aveano meritato lor soldo4, e per ragione non doveano più andare in oste. Nè’l senato, avvegnaché li fosse contrario, li ardiva di contradire o di negare niuna cosa: ma il compimento volentieri li avea diterminato; perocché, il popolo non volendo la milizia, credeasi che Mario o perderebbe lo potere usar battaglia, non avendo la gente, ovvero, se la prendesse a forza, perderebbe l’amistà del popolo. Ma per niente ebbono eglino questa speranza: tanta voglia d’andare con Mario era a molti venuta. Gredea ciascuno della preda dovere essere ricco, e tornare a casa vincitore; altre cotali cose traggeano i loro animi5: e loro non poco Mario per sua diceria avea commossi e invigoriti.Chè, poiché furono ordinate d’avere tutte cose che domandate avea, ed egli volea scrivere li suoi mi liti, fece ragunare il parlamento del popolo per cagione di confortargli, e de’nobili dir male e conturbare Becondo ch’era usato; e parlò in questo modo:

CAPITOLO LXV.

Diceria di Mario per sè, e conlra li grandi.

Io so, Quiriti, che molti non con quelle medesime arti domandano da voi lo’mperio, e, poiché l’hanno avuto, si portano: chè prima stfho approvveduti, umili e mansueti, e poi con viltà e superbia menano lavila. Ma a me pare che’l contrario si dovrebbe fare: chè quanto è maggior cosa tutta fatta la repubblica, che non è il consolato solo ovvero la pretura, tanto con maggior cura si dè’ella governare, che si debbia la dignità domandare. Nè non sono io ingannato ch’io non conosca quanto col grandissimo beneficio io abbia di fatica: d’apparecchiare a battaglia, e per-

  1. lutti tedia e turbava) Lcdire è voce latina ed antica, in luogo di ledere, che pure, essendo anche latina, oggi in prosa non si vuole molto usare, e vai lo stesso che offendere.
  2. addoloratole è voce antica da non usare, e vai quanto dolffoso o dolente.
  3. ristituire è pur voce antica, ed oggi si dice restituire.
  4. li quali aveano già meritato lor soldo) Questo è uno di quei pochi latinismi giustamente rimproverati al nostro frate dal Salviati: che non ispiega chiaramente il concetto dell’autore. Dappoiché i Latini diceano moerere stipendia, e qni Sallustio homines emeritis stipendìisf quando i soldati aveano adempiuto il loro tempo di militare, che noi diciamo veterani: onde frate Bartolommeo, malamente avvisandosi di fare italiana la frase latina » ha tradotto: aveano meritato lor soldo.
  5. traggeano i loro animi) Anticamente .si disse traggere e traere per trarre; onde qui traggeano sta in luogo di traevano.