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il giugurtino 139

ibidia era data a Mario; ma ch’egli fosse fatte consolo l’avea saputo già d’innanzi. Delle quali cose olirà il buono e’1 diritto molto perturbato, nè poteo tener le lagrime, nè sua lingua temperare: egli era uomo di grande valore in altre bontadi, ma troppo mollemente potea sostenere il dolore e la gramezza sua. La cagione del detto dolore alcuni recavano a superbia; alcuni diceano che per la bontà e ingegno suo era egli acceso di tale onta; molli altri, perchè la vittoria, la quale egli avea già conquistata, gli era tolta di mano: a noi (a)1 è assai conto che egli più dell’onore di Mario che della sua ingiuria er? addolorato e tormentato; e che noi porterebbe sì angosciosamente, se la tolta provincia fosse data altrui che a Mario. Ond’egli, per quel dolore impedito, e perocché stoltizia parea l’altrui fatto col suo pericolo curare, mandò ambasciadori a Bocco a domandare ch’egli senza cagione non diventi inimico del popolo di Roma; e ch’egli avea ora grande copia di compagnia e d’amistà giungere con loro, la quale è meglio che la guerra; e che, avvegnach’egli si fidasse della sua potenzia, non però dovrebbe mutare le cose certe per le non certe; e che ogni guerra si prende leggiermente, ma gravemente manca2: chè non è nella potestà d’uno medesimo il cominciamento e la fine: cominciare chi vuole, eziandio il cattivo, puote; il lasciare è quando i vincitori vogliono. Per la qual cosa egli dovesse a sè e al suo reame provvedere: che egli le sue condizioni fiorenti e prospere non mischiasse con quelle di Giugurta già perdute3. A queste cose il re Bocco rispose assai dolcemente: com’egli disiderava pace, ma avea pietà delle sventure di Giugurta, al quale se fosse fatta quella medesima copia, egli converrebbe tutto ad ogni buon patto4. Ancora lo ’mperadore, contra il domandamento di Bocco, mandò messaggi. Quegli n’accettò in parte, e altre cose gli negò. E in questo modo, spesse fiate dall’uno all’altro mandati e rimandali messaggi, il tempo procedea, e per volontà di Metello la battaglia si prolungava senza niuna novità fare.

CAPITOLO LXIV.

Come Mario parlava contra li grandi, e apparecchiava gente.

Ma Mario, secondo che noi dicemmo di sopra, con grandissimo desiderio del popolo fatto consolo, poiché gli feciono dare la provincia di Numidia, essendo egli già dinauzi contra gli nobili, allora grande e feroce

  1. (dice Sallustio).
  2. e che ogni guerra si prende ec.) Vogliamo qui si notino più cose: e primamente il verbo prendere, il quale qui sta per intraprendere, cominciare. ed elegantemente vien così adoperato; appresso,che gravemente qui vale difficilmente, malagevolmente; da ultimo il verbo mancare, che è usato in sentimento di cessare, terminare.t•
  3. perduto qui sta per rovinato, e ci parbe1l’uso di questa voce, quantunque non sia regi* strato nel Vocabolario della Crusca.
  4. egli converrebbe tutto ad ogni buon patto) Convenire qui sia per accordare.