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città di Tala, grande e ricca, là dove erano molti de’ tesauri del re, e molti degli ornamenti e delle gioje giovanili de* suoi figliuoli. Le qrfali cose poiché furono sapute da Metello, avvegnaché fra Tala e ’I prossimo fiume in spazio di cinquanta miglia sapesse che erano luoghi diserti e aridi; nientedimeno,,per speranza di finire la guerra, se quella città avesse, brigò di sopra andare a tutte l’asprezze1 e di vincere là natura medesima. Onde fece alleviare tutte le some dell’oste, se non di formento, per dieci dì; solamente fece portare otri e altre cose acconce d’acqua. Anche fece cercare delie ville d’intorno quanto più potè bestie domate; e fece lor porre vasa da qualunque modo2 ma le più erano di legno, prese e raglinole delle capanne del li Numidi. Anche comandò agli uomini delle contrade3 molto d’acqua, la quale ciascuno dovesse portare: e disse’I dì e’I luogo là dove egli doveano essere. E egli del fiume, del quale dicemmo ch’era la prossima acqua alla città, caricò il suo bestiame: e io questo modo schierato e apparecchiato se n’andò a Tala. Poich’egli fu venuto a quello luogo, del quale avea a’Numidi comandato, e fu posta l’oste e diligentemente guarnila; tanta subita moltitudine di acqua fu da cielo mandata, che a tutto l’oste fosse assai, e anche soperchiasse: e ancora la vittuvaglia4 ebbono più abbomlevolmente ch’egli non si pensavano; perocché i Numidi, siccome molli fanno, nel nuovo arrendere si studiavano di servire e di piacere. Ma li militi usaro5, quasi più religione e reverenza di Dio, la piova6; e quel fatto aggiunse molto d’ardire nelli loro animi; chè pensavano bene che li Dii immortali’avessono cura di loro.

CAPITOLO LIX.

Come Giugurta si partì da Tala, la quale Metello prese.

L’altro dì,contra la opinione e la credenza di Giugurta, pervennonoa Tala. Quegli della città, i quali credeano essere stati guarniti per la malagevolezza de’luoghi, dell-i grande e disusata cosa perturbati, però niente di meno s’apparecchiarono a battaglia: e quel medesimo feciono i nostri. Ma il re, credendo che Metello non avesse lasciato niuna cosa che fosse da fare, il quale arme, dardi, luoghi e tempi, e alla fine eziandio la natura, la quale siguoreggia tutte altre cose; avea vinto; egli con li fi-

  1. brigò di sopra andare a tutte l’asprezze, cioè; brigò di andar sopra ec.; ed andare sopra, che propriamente vitanda re verso la parte superiore,qui Tale rimaner superiore} vincere.
  2. fece lor porre vasa ec.) Anticamente molti nomi al plurale avevano 1* uscita in a ed in / ancora, ma oggi la più parte si usano con l’uscita io i; e però dicesi vasi e non vasa.
  3. Manca: qui se post regis fugam Metello dederant.
  4. vittuvaglia) Cosi diceano gli antichi; ma oggi è meglio dir vettovaglia.
  5. ma li militi usaro) Usaro è accorciamento di usarono, ed oggi di questi accorciamenti raramente 0 non mai si fa in prosa, e solo si può usare in poesia.
  6. 11 volgarizzamento a slampa in cambio del la pone un che. Senza la nostra mutazione uoo ci pensiamo rhe di questo luogo si possa cavare senso, che ragionevole sia.