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figliuoli e alla gente di Numidia, la quale ottimamente meritava, debbia provvedere; e come in tutte battaglie erano suti vinti, i campi e lè terre guastate, molti presi e morti, la potenza e la ricchezza del reame menomata; e che assai e molte fiate era già stata provata la virtù di loro militi, e la ventura medesima; e ch’egli guardi che, s’egli pure indugia, che li Numidi non prendano altro compenso per loro1. Con queste e con altre simiglianti parole sospinse l’animo del re a volersi arrendere. Sicché furono mandati ambasciadori2: che Giugurta era apparecchiato di fare li suoi comandamenti, e senza patto niuno rendere sè e’1 suo regno nella sua fede.

CAPITOLO XLVII1.

Come Giugurta cominciò a volersi arrendere, e poi si penlè 3.

Metello tostamente fece chiamare de’luoghi vernarecci4 tutti quegli che erano dell’ordine de’senatori; e con loro e con tutti altri, che gli pareano acconci a ciò, ebbe suo consiglio. E così, a costumanza degli maggiori, per decreto del consiglio, comandò a Giugurta per ambasciadori5 che gli dovesse dare d’argento dugenlomila libbre, e tutti gli leofanti, e di cavalli e d’arme alquanto. Le quali cose poiché seuza dtrnora furono fatte; comandò che tutti i fuggitivi dovessono essere legati e menati a lui. E furono addutti gran parte siccome comandalo era: pochi di loro, quando queste cose prima cominciarono, erano iti ia al re Bocco in Mauritania. Giugurta, poiché d’arme e d’uomini e di pecunia fu dispogliato, essendo chiamato egli in persona ad uno luogo, che si chiamava Tisidio, per fare i comandamenti di Metello, cominciò anche a rimutare il suo animo, e a temere, per la sua rea coscienza, di male, che avea fatto, degna pena. Alla perfine, consumati molti dì in dubitazione6, ora, per rincrescimento delle cose avverse e contrarie, tutte cose volendo anzi che guerra, e talora pensando in sè medesimo che grave caso sarebbe venire in servitute del reame,avendo molli e grandi ajutorii per niente perduti, prese a fare in tutto la guerra da capo. É a Roma Metello fu ancora fatto consolo7, e, avuto consiglio, delle provincie diterminò il senato Numidia a lui8.

  1. non prendano altro compenso per loro) Compenso qui vale rimedio, provvedimento, <he è il proprio suo significalo. Ci piace di avvertire che male oggi si adopera questa voce in sentimento di compensazione, ricompensa.
  2. Manca ad imperalorem.
  3. Anticamente si usavapenlerc in luogo dipentire-, t perciò qui sia s i pente in luogo di si pentì.
  4. fece chiamare de* luoghi vernarecci ec.) Primamente si osservi la particella di usata in luogo di da: poi quel vernarecci che oggi si direbbe vernarecci, e vale da verno o buon per lo verno.
  5. per ambasciadori, cioè per mezzo di ambasciadori.
  6. dubitazione è Io stesso che dubbio-, ma oggi e meglio usar dubbio.
  7. II testo lat. non ha se non Romae senatus de provinciis consultus Humidiam Metello decreverat.
  8. diterminò il senato Numidia a lui) Diterminare, che e voce antica in luogo di detetminare, qui sta per assegnare.