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il giugurtino | 121 |
dardi gittati dagli edificii a ciò1 ovvero con mano: sicchè in cgual pericolo, ma in diseguale fama, erano gli prodi con gli vili insieme.
CAPITOLO XLV.
Come Giugurta assalì’l campo, e fu discaccialo.
Mentre appresso Zuma si combaltea, siccome detto è, Giugurta subitamente e con gente molta assalì’I campo; e, rimessi e uccisi quegli2 ch’erano alla guardia e che di battaglia niente aspettavano, venne dalla entrata, e fu alli nimici. Ma gli nostri, spaventati dalla subita paura, ciascuno prese il consiglio secondo il modo suo: alcuni a fuggire, alcuni a prendere arme; gran parte ne furono fediti ovvero uccisi. Veramente di tutta quella moltitudine uon furono più di quaranta quegli, i quali, rimembrandosi del nome romano, si raccolsono insieme, e presono un luogo un poco più alto che gli altri: nè d’indi con grandissimo sforzo poterono esser cacciati; ma gli dardi gittati loro da lungi sì rigettavano, e, perocch’erano pochi contra li più, addivenia che loro gittare era meno in fallo: e, se per ventura li Numidi si faceano più dappresso loro, quivi per vero mostravano lor virtù, e loro con grandissima forza fediano, spartiano, e cacciavano. Iti questo Metello, combattendo fortemente, udì di dietro’1 romore de’nimici: sicchè, rivolgendo il suo destriere, vide che la fuga era in verso lui: la qual cosa gli dimostrava che quegli erano di sua gente. Onde egli tostamente tutta gente da cavallo mandò al campo, e incontanente ebbe G.Mario3 con le coorti de’compagni di Roma; e mandollo là pregandolo e scongiurandolo per l’amistà sua e per la repubblica, ch’egli ned’oste vincitore non lasci rimanere niuna vergogna4, e che non lasci partire i nimici senza prenderne vendetta. Mario in breve fece quelle cose che gli erano comandate. Ma Giugurta, impedito per lo buono guarnimento del campo, conciossiachè alcuni de’suoi fossono gittati di sopra nel fossato, alcuni altri nelle stretture delle porte ed altri luoghi, affrettando, nocessono a sè medesimo; egli si diparti e raccolse in forti luoghi. E Metello, non avendo fatto il suo intendimento della città di Za na, poichè fu venuta la notte, con tutta sua gente ritornò al campo .
- ↑ Nola quest’uso del vocabolo edificio. II latino ha tormentis.V. anche avanti a p.S8 la n.8.
- ↑ rimessi c uccisi quegli te.) Rimesso e participio del verbo rimettere, il quale, oltre alle altre sue siguibcazioji, vale anrhe respingere, come devesi qui intendere. Cosi il Guicciardini nelle sue Storie disse: Assaltando quelli che già erano passali con grande animosità, gli rime ssero insino a mezzo il ponte.
- ↑ incontanente ebbe G.Mario) Vedi alla pne. 25 la n. 1.t’
- ↑ ciV egli nel!’ oste vincitore non lasci rima’ nere niuna vergogna) Il testo latino ha e quam contumeliam remane re inexercitu viclore; e la stampa leggeva: ch’egli nell’oste non lasci rimanere’niuna vergogna di vittoria: dove il Betti osservale sì chiaro, che parmi impossibile averlo fraBartolomeo tradotto così alla bestiale. Emendisi perciò il certissimo strafattone degli amanuensi,e scrivasi: ctteglinelP oste vincitrice non lasci rimanere niuna vergogna.» noie parato meglio porre vincitore usato dagli antichi per vincitrice.