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il giugurtino 117

CAPITOLO XLI.


Come Metello lodò li suoi, e spiò che facea Giugurta vinto.


Metello in quegli luoghi stette a campo quattro giorni1, e gli fediti fece medicare e curare, e quegli, che s’erano ben portati nelle due battaglie, ad uso di cavalleria, sì guiderdonò, e tutti in parlamento lodò e ringraziò. Confortógli che all’altre cose, che rimaneano, e erano lievi, abbiano pari animo ed eguale vigore: chè quanto per la vittoria2 era già assai combattuto; tutta la rimanente fatica sarebbe per preda. E, avvegnach’egli dicesse cosi, sì mandò egli li fuggiti e altri acconci a ciò per ispiare ove e fra qual gente fosse Giugurta, ovvero che brigava di fare, se era con pochi o se avea gente, e come si portava essendo vinto. Ma egli era andato a certi luoghi di grandi boschi, e molto forti per natura; e quivi ragunava oste quanto per numero d’uomini maggior che la prima; ma erano rozzi e di poco valore, chè s’intendeano più di campi e di bestiame governare, che di battaglia fare. Questo intervenia, perocchè, eccelli li cavalieri propii del re3, niuno altro Numido, quando fuggono, seguitano lui; anzi vanno là dovunque gli porta lor animo: e questo non è appresso loro riputato misfatto di milizia; chè sono così li costumi di quelle contrade.

CAPITOLO XLII.


Come Metello guastò e prese molli luoghi di Numidia; e come Giugurta assalì degli suoi.


Poichè Metello vide che l’animo del re ancora era feroce su lo rinnovare della battaglia, la quale egli non potea fare, se non a voglia del suo avversario, e che egli avea mal combattere con li Giugurtini4 perocchè men danno aveano eglino essendo vinti, che non aveano li Romani vincendo; pensò e diliberò di non far guerra per battaglia di campo nè con ischiera, ma in altro modo. Ond'egli se ne andò ne’ più ricchi luoghi di Numidia, guastò campi e ville, e molte castella e città, non bene guarnite ovvero senza ajuto, prese e incese5; e quegli ch’erano in età ucci-

  1. stette a campo quattro giorni) Stare a campo e bel modo di nostra lingua, e vale essere accampato: e si dice ancora essere a campo.
  2. quanto per la vittoria) Quanto, seguito dalle particelle a o per, come in questo luogo, vale per quanto appartiene a, per quello che spetta a; ma più comunemente si usa seguito dalla particella a.
  3. eccetti li cavalieri ec.) Eccetto è prep. che vale fuorchè, salvo: ma fu anche usato, come in questo luogo, in forza di adjettivo, e vale quello che diremmo anche tratto, carato. Così M. Villani disse: Gli altri nomati, eccetto il detto Bartolommeo, furono per lo podestà ec. condannati nella persona.
  4. e che egli avea mal combattere con li Giugurtini: cioè dannoso ed inutile combattimento, dove il vincitore avea più danno che il vinto.
  5. molte castella e città... prese e incese) Si noti qui questo incese passato del verbo incendere; chè malamente da molti si vede oggi in suo luogo usato incendiare, che non è voce toscana.