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molestata di sete: e mandò innanzi Rulilio, legalo, con espedite coorti e parte de* cavalieri al fiume a prendervi luogo, pensando Metello che gli nimici per ispessi assalti e battaglie da traverso rilerrebbono e indugerebbono sua via, e che, perocché d’arme non si fidavano, per istanchezza e per sete intendeano sopra la sua gente vittoria cercare. Mandato dunque Rutilio, egli, secondo il fatto e secondo il luogo, siccome era disceso del monte, procedea bellamente; e fece Mario venire dopo a lui al dirietro1, e egli si pose con cavalieri, ch’erano dal lato manco, i quali erano ordinali che fossono gli principali menatoli e fedilori2.

CAPITOLO XXXIX.

Come Giugurta assaìio gli Romani, e combattè contra loro.

Giugurta, poiché vide che l’ultima schiera di Metello uvea passati gli primi suoi, occupò il monte, onde Metello era disceso, quasi con duemila pedoni, acciocché, se gli Romani dessono piega3, che ’I monte non fosse loro ricetto, e poi loro guarnimento e difesa. Poi, subitamente, fatto segno, assalio gl’inimici. Gli Numidi alcuni fediano li ultimi de’Romani; alcuni assaliano da sinistra e da destra: molesti erano, forte contrastavano; e da ogni parte ii ordini de’Romani sturbavano4. De’quali quegli che con più vigore d’animo andavano contra di loro, scherniti per la tacerla battaglia, erano fediti da lungi (a)5, e eglino non poteano fedire loro, o a mano venire6: chè Giugurta avea innanzi ammaestrato li suoi cavalieri, che, quando la turba de’Romani gli cominciasse a perseguitare, ch’eglino non si raccogliessono insieme, ma l’uno dall’altro massimamente dilungati7. E così, avvegnaché, essendo gli Giugurtini più per numero, non potessono spaventare gli Romani dal perseguitamento8, aspettavano li Giugurtini quando li Romani erano dispartiti, di dietro o da Iato gli percoteano, e, se ciò non potessouo, il colle era loro più acconcio a fuggire che’l campo: e per questa cotal fuga li cavalli de’Numidi adusati, leggermente scampavano; ma li nostri l’asprezza e la disusanza9 del luogo ritenea e impedia. La qualità di tutta battaglia era isvariata e

  1. al dirietro è modo antico, lo stesso che ai di dietro o di dietro.
  2. principali menatori e fedi tori) Cosi traduci le parole latine principes facti erant;t menatori par che qui stia por operatori, maneggiatore del fatto; feditore è voce antica, per feritore
  3. se gli Romani dessono piega) Dar piege vale dare addietro,cedere; ma oggi più comunemente si direbbe piegare, ovvero pigliar la piega,
  4. // ordini de*Romani sturbavano) Sturbare propriamente significa interrompere, impedire le azioni o i disegni altrui) maquista’per////^dr/tf, scompigliare; nè in questo sentimento è registratone! Vocabolario, ecrediamoche vi si debba aggiungere.
  5. (cioè lanciati o saettati).
  6. mano venire) Vedi sopra a pag. i i 3, n. %
  7. ma l’ano daW altro massimamente dii lungati, cioè: ma l’uno dalV altro stessero i massimamente dilungati: essendosi qui taciuta . la parola stessero per proprietà di linguaggio.
  8. 7 non potessono spaventare ec.) Spaventare ― uno da una cosa vale rimuovere, far desistere, . tor già alcuno da checchessia; e potrebbe que? sto esempio aggiungersi al Vocabolario, che in / questo sentimento non ne ha di così chiari.
  9. disusanza è il contrario di usanza; e qui • disusanza del luogo vuoisi intendere la poca pratica del luogo: chè usanza vale ancora pratica.