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il giugurtino | 111 |
li prefetti del re apparecchiali a dare il formento, e tutto altro fornimento recare loro, e anche lutle cose fare che fossono da lui comandate. E non però Metello niente meno, anzi tuttora come gli nimici fossono presenti, con appnmcdula e gucrnila guardia così andava da lungi, spiava le cose, è credeva che tutti quegli segui di rendere fossono cose infinte, e che Giugurta in questo modo cercasse d’avere luogo d’aguali o di tradimenti. Egli con valenti e spedile compagnie, e con frombolatori e saettatori delibera in fra gli primi; nell’ultimo G. Mario legalo sì era con la gente da cavallo1 e dall’un lato e dall’altro avea compartiti gli cavalieri del soccorso2 e datigli agli tribuni delle legioni, e agli prefetti delle compagnie; e con loro mescolati i veloci e leggieri pedoni, li quali a qualunque luogo s’andasse combattessono, e discacciassono la cavalleria de’ nimici. Che dalla parte di Giugurta era tanto di malizia e di perizia3 de’ luoghi e di sua gente, che, s’egli, assente ovvero presente, trattando pace o menando guerra, fosse peggiore o più pericoloso, era dubbio e non certo.
CAPITOLO XXXVI.
Come Metello occupò la città di Vacca, e facea continua guerra.
Presso a quella via, ove Metello andava, era una città de’ Numidi detta Vacca, là dove si facea’I mercato delle cose vendevoli di lutto il reame; ed era molto nominata4 e molto abitata. Quivi soleano abitare e mercatantare molti uomini italici. Nella detta città Metello, per provarli, e anche, se fare si potesse, per potere avere l’agio di quello luogo, mise sua gente: anche comandò loro ch’eglino recassono formento e altre cose che a battaglia fossono utili. Questo fece Metello, pensando quello che era, cioè che, per lo molto usare degli mercatanti, il loro fornimento sarebbe all’oste ajuto, e ancora che tal città delle cose conquistate sarebbe buona difensione. In fra questi fatti Giugurta più studiosamente mandava gli umili ambasciadori pregando di pace5; e dicendo che, eccetto la vita sua e degli suoi figliuoli, tutte cose si dessono a Metello. Gli ambasciadori, siccome gli primai6, il consolo confortando e attraendo a fare tra
- ↑ Vedi la nota l alla pag. 51.
- ↑ avea compartiti gli cavalieri del soccorso) I cavalieri del soccorso sono i cavalieri ausiliarii; e queste milizie a cavallo o a piedi,che erano mandate da’ confederati per combattere negli eserciti de' Romani, fono dette ancora ajuti, spezialmente dal Davanzati. Tac. Ann. 1. 20. Altrettante legioni e doppi ajuti guidò egli. E Vit. Agric. La fanteria d’ajuti, che erano otto mila nel mezzo.
- ↑ II testo a stampa avea pericoli: peritia ha il latino: di che vedesi chiaro l'error de’ copisti.
- ↑ nominato qui sta per celebrato, rinomato.
- ↑ pregando di pace) Pregare alcuno di qual che cosa vale chiedere pregando ad alcuno qualche cosa; ed è bel modo, che ha brevità ed efficacia.
- ↑ prima)o è voce antica da non usare, che vale primo.
ccdeangli e così ancora a tutte le altre terze persone de' verbi, quando sono congiunte con gli affissi, si toglie via l’ultima vocale, dicendosi amansi% fecergli, temevanmi, e non amanosi, fecerogli, temevanomi.