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il giugurtino 109

ranza buona d’avere assai genie. Onde, avvegnaché già approssimasse1 lo tempo degli estivi comizii (a)2, avvegnach egli pensasse bene che gli a* nimi de’cittadini di Roma erano sospesi aspettando che avvenisse; per tanto egli diterminò di non prima muovere a battaglia,ch’egli gli avesse addottrinati e costretti a faticare, secondo la dottrina de’maggiori: tale era diventata quella gente. Perocché Albino, percosso e doltoso3 per la pestilenzia e per lo male di Aulo suo fratello e dell’oste, poich’egli diterminò di non uscire fuori della provincia, che era de’Romani; quanto tempo della stale fu nella signoria, tenea sua gente il più che potè in un luogo, dove s’erano attendati: nè si partiano, se non quando la pyzza o la necessità di vivanda gli costringea di mutare4. Nè a costume d’oste si poneano5, nè vegghiavano guardie; siccome a ciascuno piacea, si partiano da lor bandiere. Anche gli ribaldi e vili sergenti6 di e notte andavano mescolati cqji loro; eglino andavano qua e là guastando gli campi, prendeano le ville, di pecore e di servi sforzatamente menavano prede, e cambiavano con mercatanti a vino portalo ead altre cotali cose; anche’l formento dato loro dal comune vendeano, e’1 pane comperavano di dì in dì: alla perfine, qualunque vitupèri7 si possono dire 0 componere di pigrizia e di lussuria, in quell’oste furono tulli, e anche altri più.

CAPITOLO XXXIV.

Come Metello recò l’oste a ordine e a bene.

Ma in quella malagevolezza trovo io e veggio che Metello non meno che ne*fatti di battaglie fu grande e savio uomo: con tanta temperanza infra la voglia della vittoria e la malizia di sua gente fu ammoderato. Chè nel suo primo ordinamento sì tolse via lutti ajutamenti di loro miseria8, comandando che niuno all’oste pane e altro cibo colto dovesse vendere; e che niuno di quegli ribaldi e vili sergenti dovesse l’oste seguitare; e che niuno milite gregario (b)9, nè in oste stando nè eziandio andando, dovesse avere servo nè bestia per cose portare: ad altre cose pose modo per sue buone arti. Anche per viaggi traversi10 ogni dì menava l’oste, e,co-

  1. 11 verbo approssimare più comunemente trovasi usato in forma di neiit. pass., ina trovasi anche, come in questo luogo, in forma di neut. ass., ed è stato aggiunto al Vnc. del Manuzzi*
  2. (cioè quaudo gli altri consoli si doveano eleggere)
  3. dottoso è voce antica; ed oggi si ha a dire timoroso.
  4. Qui pare che manchi la parola luogo, che così ha ancora il latino: locum mutare.
  5. ne a costume d$ oste si poneano) La particella a vale ancora secondo9 conforme onde qui a costume d9 oste vale secondo il costume degli eserciti, secondo it costume militare.
  6. anche gli ribaldi e vili sergenti) Ribaldo presso gli antichi significava una sorta di milizia la più abjetta e vile; e così si vuole qui intendere,— Sergente qui sta per serventef come pure anticamente si adoperò questa voce,
  7. qualunque vitupèri) Qualunque qui è adoperato come plurale, e eoa trovasi presso altri scrittori antichi ancora; ma oggi non è da usare in questo modo*
  8. miseria) 11 lat. ha pigntia:* pigrizia vorrebbe il Betti che qui si leggesse: ma la voce miseria non fe raro incontrarla negli antichi per dappocagginef viltày ignavia, come fe pure il nostro autore, al primo cap.del Giugurtino.
  9. (cioè de* minori).
  10. anche per viaggi traversi) Traverso vale