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104 | il giugurtino |
pra dicemmo che erano corrotti, una coorte di Liguri (a)1 con due torme di Traci (b)2, e alcuni altri militi de’gregarii (c)3, passarono al re4. E’ centurione della prima bandiera5 della terza legione per una fortezza, la quale gli era data a difendere, diede agli inimici la entrata; e da quella parte entrarono tutti gli Numidi: e li nostri con sozza fuga, e molti gittate Tarmi, occuparono il prossimano colle. La notte e la preda ritenne i nimici che non usassono tutta loro vittoria.
CAPITOLO XXX.
Del palio che fece Giugurta con Aulo; e come Albino ritornò in Affrica.
L’altro di Giugurta parlò con Aulo, e disse: che, avvegnach’egli tenesse rinchiuso lui e la sua oste per forza e per fame, pertanto egli, ricordandosi dell’avventure degli uomini, s’egli volesse venire a patto, libererebbe loro persone, facendoli tutti andare sotto un’asta (d)6, e che eglino in fra dieci di si dovessono partire di Numidia. Le quali cose avvegnach’erano gravi e piene di doglia, ma, perocchè v’era minaccio7 e paura di morte, secondo ch’ai re era piaciuto, così fu fatta la pace. Ma, sapute queste cose a Roma, paura e dolore venne nella città: alcuna parte si dolea per l’onore dello’mperio; alcuna parte, disusati di battaglia, torneano della loro libertà: ad Aulo erano tutti contrarii, e specialmente quegli che in battaglie erano suti spessamente onorati, dicendo contra lui, com’egli armato aveva cercato sua salute con disonore piuttosto che con le sue braccia. E per queste còse il consolo Albino, temendo l’odio e’1 pericolo, domandava consiglio al senato del patto e della pace che Aulo fatto avea: e nientemeno in questo mezzo assegnava egli lo rifacimento dell’oste8, e domandava ajuto dagli compagni de’Romani e dalla gente detta Latina, e in tutti i modi avacciava. Il senato, siccome era verità e giustizia, giudicò che senza il comandamento e autorità sua e del popolo niuna pace si potea farè. Il consolo, impedito dagli tribuni del popolo che non menasse seco la gente’I fornimento che apparecchiato avea, nondimeno in pochi dì passò in Affrica: e lulta l’osted’Aulo, siccome avea
- ↑ (cioè cinquecento militi lombardi ).
- ↑ (cioè 60 militi di Grecia ).
- ↑ ( cioè dalla minore condizione ).
- ↑ passarono al re) Il verbo passare qui è adoperato per signi fi* » re l’abbandonare che fanno i soldati il loro campo e andarne all’inimico, ed è bell’uso di questa voce breve e significativo, e non è stato finora registrato, e meriterebbe di essere.
- ↑ e H centurione della prima bandiera) Bandiera ben si adopera a sigaiiicare, come ia que sto luogo, un drappello di soldati che stanno sotto la bandiera. Così nel Villani; Gli era scemato soldo, e partita sua masnada a più bandiere. (d) (ciò si facea in segno di giogo e servitù).
- ↑ facendoli tutti andare sotto un -asta) Andare qui sta per camminale, passare) e pel vocabolo asta frate Birtolomme > ha voluto significare il giogo rappresentato da uri* asta, sotto della q tale i domani faceano passare i prigioni in segn > di averli vinti e soggiogati.
- ↑ minaccio, voce antica e vieta, è lo stesso che minaccia,
- ↑ assegnava egli lo rifacimento de ti* oste) Assegnare qui sta per prescrivere, stabilire.
zio in questo: chè una voce o modo di dire può bene adoperarsi in una maniera di stile, e in un’altra non istarebbe bene.